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Beppe Grillo contro Giuseppe Conte, si mette male. La conta in Parlamento: chi (e quanti) sono quelli che stanno con l'ex premier

 Conte con Grillo

Elisa Calessi
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La galassia pentastellata, o «nebulosa» come la chiamano nel Pd, ha contorni, in queste ore, difficili da definire. Se fino a qualche settimana fa la fotografia consegnava una balcanizzazione del primo gruppo del Parlamento, con un moltiplicarsi di gruppi (movimentisti, governisti, dimaiani, contiani, pragmatici, ortodossi), da quando è esploso lo scontro tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo la frammentazione ha subìto una prima, drammatica, semplificazione: chi sta con Conte, chi con Grillo. Il discrimine più evidente è quello che separa il Senato, dove si trova il grosso dei parlamentari che hanno deciso di seguire l'ex premier, dalla Camera, dove, invece, i numeri sono capovolti. Una differenza strettamente legata a un fattore poco discusso, ma determinante. A Palazzo Madama il grosso dei 75 senatori Cinquestelle è al secondo mandato: con Grillo a capo del Movimento (determinato com'è a mantenere il limite dei due mandati) non hanno chance di tornare nel Palazzo. Alla Camera, invece, c'è il grosso dei parlamentari al primo mandato, favorevoli al vincolo dei due mandati perché significa liberarsi della vecchia guardia e avere più chance di essere rieletti. I numeri che circolano in queste ore danno 67 senatori su 75 e 80 deputati su 162 pronti a seguire Conte. Anche se potrebbero essersi ridotti in queste ore, da quando si è capito che sfiduciare Grillo è impraticabile e che Conte ha come sola via (a meno di ritornare a Canossa) quella di fondare un nuovo partito. Strada impervia, che necessita di tanti soldi, di un simbolo (per formare un gruppo in Parlamento) e di un consenso che si traduca in voti (cosa non scontata, vedi Mario Monti).

 

 

NUMERI IN AGGIORNAMENTO
In tutto questo le squadre si stanno delineando. Con l'ex premier ci sono innanzitutto i governisti, quelli che hanno conosciuto il bello del potere: il capo-delegazione Stefano Patuanelli, ora ministro all'Agricoltura, ma al governo anche con Conte, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, passata dalle borgate a un'altissima carica istituzionale, e il capogruppo al Senato Ettore Licheri. Fedelissimo di Conte, poi, è l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mario Turco, professore universitario pugliese, il vicepresidente del Parlamento Ue Fabio Massimo Castaldo, l'ex ministra Lucia Azzolina, che in questi giorni ha accusato Grillo di voler "rottamare" Conte, come l'odiato Renzi. E contiana è la vice-ministra Alessandra Todde. Si presume, poi, che stiano con l'ex premier (ma non si sono ancora esposti) Alfonso Bonafede, ex Guardasigilli, che fece conoscere l'avvocato a Di Maio e a Grillo, Riccardo Fraccaro, ministro fedelissimo nel Conte 1 e 2, Federico D'Incà, anche lui ministro più volte, Giancarlo Cancellieri, sottosegretario ai Trasporti. Nella squadra dell'ex premier ci sono, poi, Gianluca Perilli, ex capogruppo al Senato, Riccardo Ricciardi, vice-capogruppo alla Camera, il reggente Vito Crimi, protagonista di uno scontro con Grillo. Il Fondatore gli aveva ordinato di indire la votazione del Comitato direttivo sulla piattaforma Rousseau, lui si è rifiutato, decidendo poi di avviare sì la macchina della votazione, ma servendosi di un'altra piattaforma, quella di SkyVote. Con Conte, poi, sta Roberta Lombardi, assessore nella giunta Zingaretti. Di ispirazione contiana, poi, è il gruppo "Italia Più 2050", favorevole al terzo mandato e che conta, tra gli altri, Dalila Nesci e Carlo Sibillia.

 

 

I "PONTIERI"
Si sono schierati da subito con Grillo, invece, il capogruppo alla Camera Davide Crippa, Carla Ruocco a suo tempo nel direttorio con Roberto Fico, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, l'ex ministro ai Trasporti Danilo Toninelli, il senatore Angelo Tofalo e il presidente della commissione Politiche Ue, Sergio Battelli. Pronti a seguire il Fondatore sono, poi, molti deputati al primo mandato. E il gruppo di giovani promesse che ha fondato l'associazione Innovare (tra loro i deputati Luca Carabetta, Giovanni Currò e Maria Pallini). C'è poi il gruppo dei "dimaiani", vicini al ministro degli Esteri che, insieme a Roberto Fico, è una delle voci più autorevoli del M5S, e che ha sempre mal sopportato l'attitudine al comando solitario di Conte. Di Maio ancora non si è schierato. Come Fico, sta cercando una difficilissima ricomposizione tra i due. Stanno con lui Vincenzo Spadafora, che l'altra sera, davanti i deputati, ha avuto parole durissime contro Conte, la viceministro Laura Castelli, la capo-delegazione a Bruxelles Tiziana Beghin e tanti deputati al primo mandato, che vedono in Di Maio l'unico futuro possibile. In mezzo, nel ruolo di "pontieri" o "pragmatici" ci sono l'ex viceministro Stefano Buffagni, che ha proposto di portare Conte e Grillo davanti ai gruppi per inchiodarli alle loro responsabilità, e Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali di Monteicitorio. Fico, tra i primi a seguire Grillo, memoria storica del Movimento, è il mediatore per eccellenza. Favorevole all'alleanza col Pd (e in questo senso vicino a Conte) non lascerebbe mai il M5S (e in questo senso non può che stare, nella salute o nella malattia, con Grillo). Infine ci sono gli ex: gli espulsi, Nicola Morra, Barbara Lezzi, Ignazio Corrao, pronti a tornare se il Movimento tornasse alle origini e abbandonasse il governo Draghi.

 

 

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