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Mario Draghi al Quirinale? Non proprio, rumors sul ribaltone nel centrodestra: ecco il nome che prende quota

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È iniziato ufficialmente il semestre bianco: dal 3 agosto Sergio Mattarella non potrà più sciogliere le Camere in vista dei suoi ultimi sei mesi da presidente della Repubblica. E così si stringono anche i tempi su un possibile sostituto, visto che il capo dello Stato ha negato l'intenzione di volersi rieleggere. Se da via Bellerio è silenzio tombale, con Matteo Salvini che ribadisce "ne riparleremo a febbraio", qualcosa dagli ambienti dell'altro Matteo traspare. Renzi - scrive Il Giornale -, con i suoi 45 parlamentari (28 deputati e 17 senatori), punta a essere il regista dell'operazione Colle. Tutto pare essere dalla sua parte, visto che la frammentazione del quadro politico non vedrebbe un'elezione nei primi tre scrutini dove viene richiesta la maggioranza dei due terzi. A meno che il candidato non sia l'attuale premier Mario Draghi. 

 

 

Per il momento il leader di Italia Viva ha sul tavolo due nomi: l'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini e il ministro della Giustizia Marta Cartabia. Casini potrebbe raccogliere un voto trasversale, dal Pd al centrodestra e se non passasse la scelta ricadrebbe sulla Guardasigilli. L'ex premier spera di portare acqua al suo mulino anche dalle parti di Coraggio Italia, il movimento di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, la cui pattuglia parlamentare potrebbe diventare determinante dal quarto scrutino in poi.

 

 

Non è comunque escluso il nome di Silvio Berlusconi, a cui dal quarto scrutino in poi mancherebbero 51 voti: il centrodestra, tra delegati regionali e gruppo misto, parte da quota 454. Con i 45 voti renziani, l'obiettivo è quasi raggiunto. Dal centrodestra si parla anche di un'altra investitura: Marcello Pera, ex presidente del Senato in orbita Lega. Ma Fratelli d'Italia, Carroccio e Forza Italia temono l'ennesimo ribaltone del rottamatore che a quel punto potrebbe tentare l'intesa con Pd e Cinque stelle su un presidente di sinistra. D'altronde i presupposti ci sono tutti: nel 2015 aveva un accordo con Forza Italia per eleggere Giuliano Amato, ma alla fine scelse proprio Mattarella.

 

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