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Mattia Santori, cosa diceva sul Pd a marzo prima di candidarsi: "Tossico, lasciamo che si seppellisca da solo"

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Mattia Santori ha scelto di scendere in campo, ovviamente con il Pd. Il leader della Sardine, comparso sulla scena politica a cavallo tra il 2019 e il 2020 per offrire una spinta in più a Stefano Bonaccini verso l’elezione a governatore dell’Emilia Romagna, è pronto a candidarsi alle elezioni comunali a Bologna. Lo farà nella lista dei dem, come spiegherà martedì 24 agosto in occasione della conferenza stampa convocata insieme al segretario provinciale Luigi Tosiani.

 

 

Più di qualcuno è rimasto un po’ sorpreso da questo impegno di Santori, che soltanto lo scorso marzo diceva peste e corna del Pd. Il capo pesciolino era rimasto profondamente deluso dai dem dopo averli aiutati in maniera forse decisiva a respingere l’avanzata del centrodestra in Emilia Romagna. Dopo l’addio polemico di Nicola Zingaretti, Santori era stato molto pesante in un’intervista rilasciata a Repubblica. In quell’occasione aveva assicurato che non si sarebbe iscritto al Pd perché “in questo momento ha un marchio tossico”.

 

 

“Nessuno ora farebbe la tessera - aveva aggiunto - si vede dal fatto che gli iscritti sono in calo. Inoltre le Sardine hanno il vantaggio di restituirmi la fotografia di quei cittadini che seguono la politica ma non sono iscritti a un partito. Ieri abbiamo fatto una assemblea con 170 persone e quel che emerge è questo: lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti”.

 

 

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