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Luciana Lamorgese attaccata anche dai partigiani: "Incapace di governare il pericolo"

Tommaso Montesano
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Alle bordate di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Luciana Lamorgese è abituata. Chissà che effetto le hanno fatto, ieri, le critiche alla sua gestione dell'ordine pubblico da parte dell'Anpi. Il vicepresidente dell'Associazione partigiani d'Italia, Gianfranco Pagliarulo, proprio non ce l'ha fatta a nascondere le responsabilità del ministro dell'Interno in relazione a quello che è accaduto a Roma sabato scorso («l'aggressione subìta dalla sede della Cgil; il tentato assalto alle sedi del governo e del Parlamento; l'incredibile assalto al Pronto soccorso dell'ospedale Umberto I») ad opera dei "neofascisti". In mezzo a tante ricostruzioni che Pagliaruolo giudica false - il riferimento, naturalmente, è alle parole di Giorgia Meloni sulla «strategia della tensione»- il numero dell'Anpi ammette che «c'è una cosa vera». Ovvero che il ministero dell'Interno «non è stato in grado di governare il pericolo determinato dalla manifestazione guidata da Forza Nuova». Il giorno dopo la sua prima ricostruzione su quanto accaduto la scorsa settimana - il secondo tempo ci sarà il 19 ottobre, quando Lamorgese renderà in Parlamento l'informativa completa - il capo del Viminale resta sulla graticola. Le parole pronunciate a Montecitorio l'altro ieri si stanno rivelando un boomerang per il ministro dell'Interno. Quell'ammissione sul mancato intervento per evitare ben più gravi disordini sta sollevando inquietanti interrogativi sulla conduzione dell'ordine pubblico da parte dell'esecutivo.

 

 

MANCATI CONTROLLI
«Lamorgese dove stava, visto che questi di Forza Nuova che si sono resi responsabili della devastazione della sede della Cgil non potevano tecnicamente partecipare alla manifestazione?», attacca Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia. Il riferimento è ai divieti di mobilità cui era destinatario Giuliano Castellino, il leader di Fn, per la stessa Lamorgese protagonista degli scontri. «Non doveva essere lì, doveva restare a casa», insiste Meloni. Il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, ricordala richiesta rivolta alla titolare del Viminale in sede di illustrazione dell'interrogazione in Aula: «Una volta tanto, vorremmo la verità». Sottinteso: sull'organizzazione del dispositivo di sicurezza a piazza del Popolo. Ma Lamorgese «non lo ha fatto». E volutamente, per calcolo politico, è il sospetto di Fratelli d'Italia. «Crediamo che in Italia ci sia il tentativo di distogliere i cittadini dalla possibilità di scegliere democraticamente». Ad esempio invertendole responsabilità sulle proteste di piazza in modo tale da mettere sotto accusa l'opposizione. A inquietare è anche il silenzio della "ministra" sulla richiesta di informazioni sulla presenza di «agenti infiltrati» in piazza.

 

 

ATTACCO A TENAGLIA
«Sono preoccupata di Lamorgese al ministero dell'Interno, perchè non sa fare il suo lavoro», dice ancora Meloni, che in serata rilancia la richiesta di sfiduciare il ministro. Un assist alla Lega, che da sempre ha individuato il numero uno del Viminale come il punto debole per eccellenza del governo. E ieri Matteo Salvini è tornato all'attacco: «Io penso molto semplicemente che l'attuale ministro dell'Interno non sia all'altezza di una situazione così delicata come questa. C'è un ministro che o inizia a fare il ministro osi deve dimettere». Numeri dell'immigrazione a parte - 49.234 sbarcati a fronte dei 25.920 dello scorso anno- a carico di Lamorgese ci sono l'assedio di «città come Roma e Milano, rave party, baby gang, assalti a pronto soccorso e sindacati». Un assedio cui la ex maggioranza giallorossa - Pd, M5S e LeU - ha opposto una flebile difesa. E oggi e domani si replica, con la nuova ondata di proteste. L'allarme è alto. Il dipartimento della Pubblica sicurezza ha inviato una circolare a prefetti e questori mettendo in guardia non solo su un possibile «inasprimento dei toni della contestazione», ma anche su «possibili episodi di contrapposizione tra gruppi aderenti a opposti estremismi». 

 

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