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Lega-Italia Viva, voto contro il governo: due volte sotto al Senato. Retroscena: il vero obiettivo, perché Draghi rischia

Elisa Calessi
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 E nel clima di incertezza che si respira in questi giorni nei Palazzi, dove tutti, in vista della partita del Quirinale, sospettano del vicino e cercano contatti con l'avversario, quello che è accaduto ieri in Senato ha fatto rumore. Su ben tre emendamenti al decreto legge Capienze, infatti, il governo è andato sotto. Grazie ai voti di Forza Italia, Lega, FdI e - sorpresa - Italia Viva. In un caso sono scappati anche singoli voti dem e 5stelle, ma - secondo gli interessati - per errore. Non è stato un errore, invece, il voto compatto dei renziani. Alla fine il decreto è stato approvato con 174 voti a favore e 20 contrari. Ma in un caos totale. E con il M5S che parla di crisi annunciata. Il provvedimento non preoccupava il governo. Tanto che si era deciso di non mettere la fiducia. Invece, concessa al Parlamento quella libertà che dovrebbe essere normale, ecco il patatrac. Il primo incidente si è consumato su un emendamento che prevede di elevare la capienza dei bus turistici al 100%, pur con l'obbligo del green pass. 

 

In commissione tutti i gruppi avevano presentato proposte in questo senso. Ma i ministeri di Trasporti e Salute non erano d'accordo. Così l'esecutivo ha chiesto di ritirare tutti gli emendamenti. Pd, M5s e Leu lo hanno fatto. Lega e FI, no. E hanno votato a favore insieme a FdI (Matteo Salvini e il ministro Erika Stefani hanno lasciato il consiglio dei ministri per votarli). La proposta è passata. Grazie ai voti di Iv. Poco dopo, un altro incidente. Questa volta l'emendamento portava la firma di Luigi Cucca, senatore di Italia Viva. Proponeva di allungare a 68 anni il limite di età per la nomina dei direttori delle Asl durante lo stato di emergenza Covid. Su questo in commissione c'era stato un pareggio. E in molti avevano consigliato al governo di non insistere. Niente da fare. E così in Aula è passato. Contro il parere del governo. E con i voti anche di Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute del M5S, e del dem Antonio Misiani, anche se poi entrambi hanno giurato essersi trattato di un errore. Per il resto si è palesata la stessa maggioranza: centrodestra e Iv. 

Sull'Afghanistan è arrivato il terzo scivolone. È passato un emendamento della Lega, su cui il governo si era rimesso all'aula, che vincola i fondi aggiuntivi destinati dal governo per l'accoglienza (11 milioni) ai soli rifugiati afghani. Alla terza caduta, accompagnata da applausi del centrodestra, il capogruppo di Fratelli d'Italia Luca Ciriani e la presidente dei senatori del M5s Maria Domenica Castellone hanno chiesto di sospendere i lavori dell'Aula. Richiesta respinta. A quel punto, è partito il processo della maggioranza (fedele al governo) alla maggioranza (non fedele). La capogruppo del Pd, Simona Malpezzi, se l'è presa con i renziani: «È arrivato il momento che centrodestra e Italia Viva chiariscano se hanno ancora fiducia nel governo Draghi». Durissimo anche il M5S. «Mi sembra evidente», ha detto il ministro Stefano Patuanelli, «che Renzi voglia provocare la seconda crisi di governo dell'anno». «Se vogliono chiudere con l'esperienza del governo e aprire una crisi, se ne assumano la responsabilità e lo dicano», ha detto la capogruppo del M5S, Castellone. Mentre il 5Stelle Castaldi, vicino a Conte, che avrebbe votato l'emendamento sui bus turistici ma non lo ha fatto per disciplina, ha chiesto che sia informato Draghi lamentandosi del fatto che solo alcune forze politiche si prendano certe libertà. Come dire: ora siamo stati allineati, ma in futuro non è detto. In tutto questo, Pd e M5S litigano sui relatori alla manovra.

 

Il timore di tanti èche che le tensioni si ripercuotano su Draghi. Lo pensa il dem Andrea Marcucci: «Indebolire Draghi non ha comunque senso». Tra i dem si vede l'operazione come una prova di forza del centrodestra e di Iv in vista del Quirinale. Questo il messaggio: se vogliamo, siamo in grado di eleggere il presidente della Repubblica da soli. E sulla legge di bilancio potrebbe ripetersi lo stesso schema, facendo ballare il governo. C'è poi chi osserva che con questi chiari di luna, diventa incerta anche una possibile elezione di Draghi al Colle. «Finalmente», è il commento del senatore Lucio Malan, FdI, «il Senato ha potuto fare il suo lavoro. Questa maggioranza sta in piedi solo andando avanti a colpi di fiducia». Tutti guardano a quello che accadrà a gennaio. Il centrodestra, con i voti di Iv, potrebbe eleggere il prossimo presidente della Repubblica.

 

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