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Matteo Salvini, la risposta a Enrico Letta: "La differenza tra la Lega e chi mette veti"

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Il dialogo proposto da Enrico Letta al centrodestra sul Quirinale è già naufragato? Dal partito di Matteo Salvini arrivano parole piuttosto dure in serata: "A differenza di chi cambia idea dopo poche ore, la Lega continua a lavorare con contatti a tutto campo. Restiamo convinti dell’assoluto spessore delle candidature presentate oggi per il Quirinale, ed è evidente la differenza tra noi e chi dice No a ripetizione e mette veti".

Prima dell'ora di cena, dopo un lungo vertice con il leader del M5s Giuseppe Conte e con Roberto Speranza di Articolo 1/LeU, il segretario del Pd aveva respinto i tre candidati proposti da Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani: i nomi di Carlo Nordio, Letizia Moratti e Marcello Pera erano sì "rispettabili", ma in sostanza irricevibili. Dal centrosinistra, nessuna rosa di contro-candidati, ma la proposta di un tavolo a oltranza tra tutti i leader, fin da mercoledì: "La nostra è una proposta costruttiva, chiediamo che dobbiamo rinchiuderci in una stanza a pane e acqua finché non si trova una soluzione, il Paese non può aspettare di più", erano state le parole piuttosto schiette di Letta.

Nessun nome, dunque, anche se il sospetto sulla "soluzione", il nome che poteva mettere d'accordo tutti, era concreto: Pier Ferdinando Casini. Anche perché l'altro, il convitato di pietra del secondo giorno di votazioni, è Mario Draghi. E nelle ultime ore sia Salvini sia Conte l'hanno cordialmente fatto fuori: "Deve restare lì dov'è". Vale a dire a Palazzo Chigi. Anche perché, sussurrano i maligni, il premier durerà al massimo un anno. Un presidente della Repubblica, invece, resterà in carica 7 anni.

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