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Giorgia Meloni espugna anche la Sicilia, FdI primo partito nello storico feudo grillino: ecco le cifre

Antonio Rapisarda
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La leggenda narra che chi vince in Sicilia trova la strada spianata per le Politiche. A maggior ragione visto che le Regionali (previste a novembre) anche questa volta saranno l'ultimo appuntamento prima delle elezioni nazionali, attese a marzo 2023. Pochi mesi prima, proprio il responso degli elettori siciliani sarà indicativo per sancire lo stato di forma delle coalizioni e i favoriti per la conquista di Palazzo Chigi. Come nel novembre del 2017, col centrodestra vincitore con Nello Musumeci e "argine" all'affermazione del M5S. Alla luce di tutto questo l'ultimo sondaggio di Demopolis assume una valenza particolare, sia in chiave generale che in quella "interna" al centrodestra. Secondo l'istituto, ad attirare la simpatia di un siciliano su quattro è Fratelli d'Italia: un boom del 26%, cinque punti più del già alto trend nazionale. Un dato, come rileva il direttore di Demopolis Pietro Vento, alimentato dall'alleanza con "DiventeràBellissima", il movimento del governatore Musumeci. Un "colpo", questo di Giorgia Meloni, stretto dopo il caos Quirinale e che ha come effetto il sorpasso nei confronti del M5S, franato dall'incredibile 48% del 2018 al 21%. Secondo il Pd con il 18,2%. Seguono le altre due forze di centrodestra: Forza Italia con il 14% e la Lega con il 9%.

 

 

Dalle indicazioni dei siciliani, insomma, giungono attestazioni di buona salute per i partiti della coalizione: se dovessero correre uniti non ci sarebbe partita. Il problema, però, è proprio questo: le tensioni scaturite dalla rielezione di Mattarella hanno superato anche lo Stretto. Cartina di tornasole? L'appuntamento che precede le Regionali: la tornata di Amministrative. Sfida di cartello, nell'isola, è quella di Palermo, dove il cantiere candidature è ancora virtuale. Sulla carta sono due le ipotesi sul tavolo: FdI ha avanzato la proposta della parlamentare Carolina Varchi. Forza Italia e Udc, invece, sono orientati nei confronti dell'assessore regionale Roberto Lagalla. La Lega non ha ancora espresso una posizione, anche se è pronta a proporre il deputato Francesco Scoma.

È chiaro - assicurano fonti dei partiti a Libero - che se non si ricompone il quadro a livello nazionale, i problemi arriveranno a cascata pure in una terra dove il centrodestra è maggioranza naturale. Le tensioni, inoltre, arrivano fin dentro i partiti. E qui il dossier Regionali torna centrale. L'unico punto fermo è la volontà di Musumeci, condivisa da FdI, di presentarsi per il secondo mandato. Davanti a ciò la situazione più delicata la vive Forza Italia con il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, che ha annunciato la propria candidatura a governatore teorizzando un campo largo "draghiano" con tanto di plauso dei renziani, guidati da Davide Faraone. Una decisione che ha scatenato però diversi mal di pancia fra gli azzurri: da un big come Renato Schifani agli assessori "lealisti" all'amministrazione Musumeci. Anche la Lega è in piena attività per stabilire il da farsi. Proprio nei giorni scorsi Salvini ha incontrato l'ex governatore autonomista Raffaele Lombardo. Lo scopo? Definire un percorso in vista delle Regionali.

 

 

Insomma, c'è grande confusione. E si dovrà capire se all'assicurazione di Salvini sulle amministrative («Ci incontreremo con la Meloni») seguirà prestola convocazione di un vertice. Strappi, assicurano dirigenti di primo piano al nostro giornale, non ne cerca nessuno. Certo, a maggior ragione davanti ai sondaggi che certificano il primato della coalizione, una riedizione della spaccatura delle Regionali del 2012 - con il centrodestra che presentò due candidature (Musumeci e Miccichè) - potrebbe tradursi in una figuraccia. E a pochi mesi dalle Politiche in un clamoroso harakiri. Per tutti.

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