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Volodymyr Zelensky alla Camera, "Giuseppe Conte assente". Voci dal Pd: un segnale pesantissimo sul caos nel M5s

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Erano una trentina i  senatori del Movimento 5 Stelle presenti in aula alla Camera per ascoltare l'intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Non c'era invece il leader Giuseppe Conte: lui parlamentare non è, ma da ex premier avrebbe comunque potuto partecipare. "Non è passata inosservata l'assenza di Conte per il discorso di Zelensky - scrive non a caso su Twitter Pietro Salvatori, firma di HuffingtonPost.it -. Dice un deputato Pd che 'non è un parlamentare, vero, ma in quanto ex premier sarebbe potuto venire in tribuna'". Appunto. Ed è solo uno dei tanti motivi di polemica tra i grillini e nel centrosinistra. Perché se la presenza dei senatori pentastellati soddisfa i filo-ucraini che siedono in Parlamento, sono soprattutto le assenze a inquietare gli animi. 

 

 

 



Dopo il discorso di Zelensky, Conte si è comunque affrettato a commentare la "testimonianza della grande sofferenza e dignità del popolo ucraino" offerta dal presidente ex comico che era stato etichettato "il Grillo ucraino" prima di essere forgiato come statista dal dramma bellico. "Raccogliamo il suo invito per una pace immediata che metta fine alle sofferenze del popolo ucraino: è ciò per cui il Movimento 5 Stelle lavora senza sosta sin dall’inizio", scrive Conte su Twitter. Secondo l'avvocato, Zelensky ha fatto "un discorso accorto, equilibrato, in cui è risuonata spesso un'invocazione di pace. Continuiamo ad esprimere solidarietà alla popolazione ucraina, una grande disponibilità di accoglienza e soprattutto un grande sostegno in questo percorso di pace. E' il nostro obiettivo, quello per cui sin dall'inizio abbiamo premuto, ed auspichiamo che l'intera comunità internazionale prema in questa direzione. La pace è un percorso che richiede una soluzione politica", ha poi ribadito l'avvocato davanti all'ingresso dei gruppi parlamentari di Montecitorio.

 

 

 



Tutto molto bello, peccato che il Movimento stia letteralmente disintegrandosi sul caso Zelensky. "Fuori da questo governo interventista, che vuole fare dell'Italia un Paese co-belligerante", scrive su Twitter il presidente della commissione Affari esteri del Senato Vito Petrocelli, il capofila dei cripto filo-Putin tra i 5 Stelle. Una fonte di imbarazzo incredibile: in tanti, anche dal Pd, ne chiedono le dimissioni. Ed è il compagno di partito Sergio Battelli, presidente della Commissione Politiche Ue della Camera, a stroncarlo: "La linea del Movimento non la decide Petrocelli e mi pare chiara la direzione che abbiamo preso rispetto alla guerra in Ucraina. Lui parla esclusivamente a titolo personale e non rappresenta altri che se stesso". Ma l'assenza di Conte in aula sembra essere una scelta molto democristiana per tenere il piede dei 5 Stelle in due staffe, pro e contro Zelensky, senza sancire plasticamente la frattura.

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