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Matteo Salvini: "Lista unica, perché no?". Voglia di Forza-Lega: centrodestra: si aprono scenari clamoroso

Brunella Bolloli
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Io lavoro per unire, esordisce il leader della Lega Matteo Salvini, quindi «una lista unica di Lega e Forza Italia» è possibile. «Perché no? Perché non mettere insieme i due partiti che sostengono il governo Draghi? Lo dico da mesi». Nel salotto di Porta a Porta il segretario del Carroccio non svela tutti i piani del centrodestra che verrà, ma a domanda precisa del direttore di Libero, Alessandro Sallusti, risponde con quello che è un cavallo di battaglia suo e di Silvio Berlusconi: il progetto di una grande federazione di centrodestra con cui presentarsi alle prossime elezioni politiche. «Un'alleanza che non è contro qualcuno», precisa Salvini lanciando un chiaro segnale anche agli alleati di Fratelli d'Italia, «ma a favore», perché «per vincere il centrodestra dovrà essere compatto». Di queste nozze tra azzurri e Carroccio si parla pubblicamente da almeno un anno, sebbene da molto prima il Cavaliere accarezzi il progetto di far sposare il suo partito con quello dell'amico Matteo. L'anno scorso il capo della Lega si era portato avanti lanciando i gruppi unici in Parlamento, ma di fronte ai malumori crescenti di una parte dei forzisti preoccupati dall'ipotesi di una fusione a freddo, non se n'era fatto più niente. L'ex premier in passato aveva citato perfino il partito unico, salvo poi tranquillizzare i suoi menzionando solo la «federazione» in modo da consentire alle singole realtà coinvolte (partiti) di mantenere la propria identità e la propria storia. Il discorso si era poi arenato di fronte al muro degli scettici (governativi) e al gelo mostrato da Giorgia Meloni, saldamente di centrodestra ma all'opposizione del governo Draghi. Altre formazioni della stessa area politica, tra cui Noi con l'Italia di Maurizio Lupi, avevano invece giudicato «interessante la proposta salviniana», specie se «basata su contenuti ideali e programmatici comuni e su un percorso che tenga conto delle diversità di tutti i soggetti che aderiscono e le valorizzi».

 

 

 

INCONTRO CON DRAGHI

Ora, a due mesi dalle elezioni Amministrative dove il centrodestra si presenta unito quasi ovunque, l'ex ministro dell'Interno rispolvera quell'idea mai del tutto accantonata perché quel matrimonio s' ha da fare e perché, afferma, «continuo a ritenere, e lavoro per questo, che il centrodestra debba essere unito in Europa e possa essere alternativo a popolari e ai socialisti». E Salvini lo fa alla vigilia dell'incontro, importante, che la delegazione del centrodestra di governo avrà stamattina con il premier Mario Draghi. Sul tavolo ci sono i nodi che imbrigliano la maggioranza: la riforma del catasto in primis e quella del Csm su cui Lega e Fi promettono battaglia anche se, ha spiegato ieri il segretario del Carroccio, «nessuno vuole una crisi» in questo momento, mentre c'è la guerra in Ucraina e la situazione internazionale è così delicata. Sia Salvini che Berlusconi da giorni ripetono il mantra che «la casa non si tocca» e certo non intendono piegare la testa di fronte allo spettro di nuove tasse che l'esecutivo però assicura di non volere mettere. «Il governo non tocca le case degli italiani. E lo stesso sarà per gli affitti e per i risparmi», spiegano infatti da Palazzo Chigi. Il concetto sarà ribadito anche stamattina da Draghi a Salvini, ad Antonio Tajani e Maurizio Lupi, accompagnati dai rispettivi capigruppo. Le preoccupazioni però restano e non solo sul tema della delega fiscale che è attesa in aula a Montecitorio il 19 aprile e che, secondo i leghisti, comporta il rischio di un aumento delle imposte.

 

 

 

MEDIAZIONE

«Noi ci fidiamo di Draghi che non vuole mettere le tasse, assolutamente. Il problema è quando Draghi non sarà più presidente del Consiglio», fa sapere il coordinatore di Fi Tajani. «Il problema non è sulla persona, ma sul testo legislativo, che così com' è prefigura la possibilità di infliggere nuove tasse sulla casa, per noi inaccettabili». L'ipotesi di mediazione avanzata dagli azzurri potrebbe infatti essere quella di dividere le due riforme, come anticipa Sestino Giacomoni, «subito la riforma fiscale, con la legge delega, per ridurre le tasse e successivamente affrontiamo con un provvedimento a parte la riforma del catasto». Ma il tempo stringe e sul tavolo di Palazzo Chigi c'è anche il dossier energia e la grana della riforma del Csm. Il testo è bloccato in commissione Giustizia alla Camera, con il Carroccio che non arretra e rallenta i lavori. Anche Italia Viva si sfila. E Meloni sulla delega fiscale incalza gli alleati: «Lega e Forza Italia non votino la fiducia, il centrodestra sia compatto». 

 

 

 

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