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Giuseppe Conte replica a Draghi: "Rappresaglia per il no alle armi, voglio un chiarimento". Aria di crisi?

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"Il nostro governo è nato come governo ecologico, fa del clima e della transizione digitale i suoi pilastri più importanti. Ma non siamo d'accordo su tutto, sul Superbonus 110% non lo siamo, perché il costo di efficientamento è più che triplicato e il prezzo degli investimenti per attuare le ristrutturazioni sono triplicati, perché toglie la trattativa sul prezzo". Le parole di Mario Draghi, pronunciate nel suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo di ieri, non sono piaciute a Giuseppe Conte e ai grillini. "Serve un chiarimento", ha tuonato l'ex presidente del Consiglio ai microfoni di Tgcom24. "Siamo rimasti molto amareggiati, non è una questione personale. È una questione da chiarire agli italiani, agli 11 milioni d'italiani che ci hanno votato. Noi abbiamo dato il nostro consenso alla formazione di questo governo proprio sull'impegno per la transizione ecologica. Il superbonus è una misura che tutto il mondo ci ha invidiato", ha puntualizzato Conte.

 

 

"Qual è la logica di un premier che prima sottoscrive una norma che allunga il superbonus e poi va al Parlamento Ue a parlare male di questa misura?", insiste l'ex presidente del Consiglio, aggiungendo: "C'è una contraddizione incomprensibile e va chiarita".Secondo il leader grillino le parole di Draghi sono una "rappresaglia" alla "richiesta legittima" di sentire il premier in Aula sulla crisi ucraina. Se così fosse, sostiene il pentastellato, sarebbe "gravissimo". Anche perché alla richiesta che Draghi riferisca in Parlamento sulle armi all'Ucraina hanno aderito anche altre forze politiche. "Giusto che dopo due mesi di conflitto venga a riferire qual è la posizione dell'Italia e verso quali obiettivi si deve muovere" ha puntualizzato Conte.

 

 

Ma sul piatto c'è anche la questione energia. Draghi non deve aver preso molto bene il no alla norma sull'inceneritore di Roma. "Come si fa a rischiare di perdere l'appoggio del M5s, dei giovani e dei cittadini che vogliono impianti più puliti?", ha tuonato Conte su Tgcom24. "Io li vorrei vedere i ministri che hanno firmato quella norma, che nella versione originaria li prevedeva oltretutto per tutta la penisola, se avessero accanto alla loro villetta o seconda casa un inceneritore. Questo è populismo? Noi diciamo che come politici non vogliamo fare ai cittadini quello che non vorremmo fosse fatto a noi". Per il leader Cinque Stelle la norma sul termovalorizzatore di Roma è stata un "ricatto perché ci sono 14 miliardi di 'tesoretto' creato su nostra richiesta per aiutare gli italiani che non abbiamo potuto votare perché ci hanno piazzato questa norma che non c'entra nulla con la sicurezza energetica". 

 

 

Dichiarazioni che preannunciano uno strappo? Di certo c'è che arrivare alla primavera del 2023 in questa maniera è impossibile. Anche perché, rivela un ministro ad Annalisa Cuzzocrea che lo ha scritto sulla Stampa, "a ottobre ci sarà il censimento, subito dopo bisognerà ridisegnare tutti i collegi, si rischia di arrivare a votare a maggio. E il primo a non voler star lì a farsi logorare è proprio Draghi. Il presidente del Consiglio aveva avvisato - subito dopo la brutta avventura del voto per il Colle - che non avrebbe tirato a campare. Non è nella sua natura galleggiare. E non è nemmeno nel suo interesse, perché non è un politico in cerca di rielezione". "Se un tempo il segretario el Pd Enrico Letta cercava di mediare, quel tempo è finito", scrive ancora Annalisa Cuzzocrea. "E anche tra i dem la voglia del voto si fa sempre più spazio: perché un conto era arrivare alla prossima primavera sull’onda della ripresa post Covid, un altro arrivarci in mezzo a una crisi post bellica da stagflazione".

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