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Giuseppe Conte, il suo vice "chiude" il M5s: "Così non possiamo esistere", la fine del partito

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 Giuseppe Conte

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Per Giuseppe Conte è stata sicuramente un'ottima notizia la sentenza di rigetto del Tribunale di Napoli in merito al ricorso contro la sua leadership. "Da oggi non ci sarà più spazio per le polemiche che per mesi hanno attanagliato e rallentato la l'azione politica del Movimento 5 Stelle a guida di Giuseppe Conte", afferma in un comunicato stampa il senatore Mario Turco, vicepresidente del M5s ed ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel Conte II. "Il M5S si trova, sicuramente, in una fase delicata della sua vita" ma "continua a rappresentare il più importante progetto politico che può vantare una genesi del tutto autonoma; così come autonome e condivise sono le sue mutazioni fondate sul senso comune e sulle scelte operate dalla base degli iscritti, sempre chiamati a esprimersi". Quindi aggiunge: "Conte è il nostro leader perché è stato scelto da un'ampia consultazione che ne ha decretato la sua leadership. Le fragilità emerse in occasione delle ultime amministrative, in combinazione con l'odierna sentenza, non possono che accelerare la fase operativa della nostra ripartenza".

 

 

Poi in una intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno, Turco si spinge oltre: "Sia chiaro, senza il presidente Conte i Cinque Stelle, di fatto, non esistono". Ergo la sua leadership non è in discussione: "Sarebbe sbagliato, inopportuno". Una frase che ha creato non pochi malumori tra i grillini: "Caro Mario Turco, ricorda: tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile", scrive su Facebook il deputato M5S Filippo Gallinella. Sulla stessa linea Sergio Battelli: "Parole vergognose dai vertici M5S. Ma stiamo scherzando? Siamo passati dal Movimento 5 Stelle al Movimento 1 Conte. Io non ho più parole".

 

 

A quel punto Turco è costretto a precisare: "Intendevo dire che sarebbe difficile immaginare realisticamente un rilancio del M5S, prescindendo dalla leadership di Conte, leadership confermata da due votazioni dei nostri iscritti".

E tensione c'è anche sulla deroga al tetto dei due mandati. Intorno al 28-29 giugno si dovrebbe votare e su questa partita si giocano sia i rapporti interni al Movimento sia la cosiddetta "rifondazione". Conte ha già detto che non si esprimerà salvo poi affermare che "la politica non può diventare un mestiere". Parole che, riporta il Corriere, hanno fatto sobbalzare i grillini che sono alla fine della loro seconda legislatura (tra i quali c'è proprio Luigi Di Maio).  

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