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Matteo Salvini e il vertice coi big della Lega "per dirsi tutto": cosa può cambiare

Pietro Senaldi
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Raccontano i leghisti di lungo corso che i processi nella Lega sono più lunghi che in Vaticano, ma altrettanto inesorabili. Il partito è tornato nei sondaggi ai livelli del 2018, che ai tempi avevano segnato un grande successo, un filo sotto a dire il vero. Le ultime tornate delle amministrative inoltre hanno avuto risultati altalenanti, con più delusioni che successi, almeno sotto il profilo mediatico, perché poi conti alla mano è andata meglio di come viene raccontata da chi non ha mai amato Salvini. Stare al governo ha un prezzo, ha sintetizzato il leader della Lega, visto che con il Pd è una lotta quotidiana e quello che ottieni non è mai abbastanza per i tuoi elettori, i quali se ne sbattono dei paletti posti da Draghi e dai dem guardano agli alleati di centrodestra all'opposizione, luogo dove per definizione non si porta a casa nulla ma in compenso non si sbaglia mai.

 

 



Verso le elezioni - Ora che Conte si appresta a traghettare M5S fuori dal governo, i vertici della Lega si interrogano sul da farsi nell'anno che ci separa dalle elezioni. Restare nella maggioranza o staccare? Quali parole d'ordine scegliere per la prossima campagna elettorale? Che punti di equilibrio proporre agli alleati? Con che criteri compilare le liste elettorali, che vedranno un terzo degli eletti in meno? Ognuno ha la sua idea, con la quale magari non è d'accordo neppure lui stesso. Fedele alla regola per cui la miglior difesa è l'attacco, Matteo Salvini prende il toro per le corna. Lunedì 4 luglio a Milano sarà la giornata dedicata al partito. In mattinata incontro con i deputati lombardi e i vertici della Regione, per rinforzare la ricandidatura di Attilio Fontana, punto fermo per tutti. Pomeriggio dedicato al summit politico. Un incontro importantissimo, con i governatori, Giorgetti, i capigruppo alla Camera e in Senato, i segretari regionali, l'ex ministro Lorenzo Fontana, che da tempo suggerisce al Capitano di istituzionalizzare periodici incontri al vertice dove concordare la linea.
La stampa anti-salviniana in servizio permanente dipinge l'appuntamento come un processo al leader da parte dell'ala governista e moderata del Carroccio, forte dei successi del presidente Fedriga in Friuli Venezia Giulia nell'ultimo giro di amministrative. In tanti ci sperano. Non andrà così. Però ci sarà un confronto franco tra il Capitano e i suoi generali sul territorio e colonnelli nel Palazzo.
Berlusconi ha detto che vincono i candidati moderati, e l'atteggiamento da tenere nell'anno pre-elettorale sarà una delle principali questioni sul tavolo, anche perché sono tante le Regionali da preparare e i governatori leghisti si distinguono sempre per il profilo pragmatico e deideologizzato.

 

 

 




Le candidature - Altro tema è quello delle candidature, che alla fine sono fondamentali per tracciare l'immagine del partito. Una delle richieste potrebbe essere una condivisione maggiore delle scelte, che renda meno personalistica la Lega. Bisogna poi capire come gestire il rapporto con gli alleati, in particolare con Fratelli d'Italia, uno dei punti dolenti dell'ultimo periodo. La linea di Salvini è che, siccome la Meloni è in testa nei sondaggi, l'onere della leadership è tutto suo. E Matteo non nasconde di avere perplessità su come la signora ha gestito il fardello, per esempio nella scelta sfortunata, per non dire nell'imposizione, di qualche candidato a perdere. Liti e ripicche però hanno stancato non solo gli elettori, ma anche parecchi maggiorenti, che gradirebbero trovare una linea di comunicazione con l'alleato Fdi, così come è stata costruita con Forza Italia, consci che altrimenti non si va da nessuna parte. Chi se ne incarica? Salvini è conscio di tutto questo, ma è anche stufo di essere il solo a portare la croce mentre gli altri cantano. A settembre c'è Pontida, il tema immigrati è tornato un'emergenza, bisogna fare scelte sulle pensioni e il fisco. Il leader pare intenzionato a condividere con i suoi vertici la responsabilità delle decisioni, e conseguentemente anche l'onere di sostenerle. Se i partecipanti alla riunione si parleranno fuori dai denti, e riusciranno a capirsi, lunedì potrebbe iniziare una nuova fase della Lega, più collegiale. D'altronde, qualcosa bisogna pur fare per invertire l'andamento e se c'è una cosa che non manca alla Lega e è una classe dirigente di primo livello, forse la migliore in Italia. La richiesta che forse qualcuno troverà il coraggio di formulare a Salvini è, se non quella di istituire una cabina di regia, comunque di creare una camera d'ascolto permanente, nella quale non ascoltare sempre e solo gli stessi, perché troppi big si sentono ai margini del progetto.

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