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Ius scholae, l'ira di Salvini contro il Pd: "Pensate alle bollette"

Francesco Storace
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La cosa più facile da dire - è uno dei ritornelli della sinistra - è che Matteo Salvini minaccia il governo. No, Draghi lo mettono in pericolo Pd e Cinque stelle, o quel che ne rimane, con le loro pretese su droga libera e cittadinanza facile agli stranieri, inserite a forza nel calendario dei lavori parlamentari della Camera. «Abbiamo i numeri» ha detto la sinistra durante la capigruppo, con un atteggiamento che definire arrogante è poco. E Riccardo Molinari, capogruppo della Lega, dice al governo che «così non si può andare avanti». In serata è lo stesso Matteo Salvini a rincarare la dose: «Mentre noi in Senato stavamo approvando l'equo compenso, alla Camera Pd e M5S hanno imposto Ius Soli mascherato e droga libera». Palazzo Chigi balla perché nella maggioranza variopinta che sostiene l'esecutivo c'è chi non si rende conto delle priorità per gli italiani: uscita definitiva dalla pandemia, ricostruzione economica con le gestione del Pnrr, contrasto al caro bollette, soluzione del dramma siccità e la guerra russo-ucraina sono le emergenze del Paese. Droga e Ius Scholae sono solo bandierine logore della sinistra.

Ma neanche il Pd si può permettere di ignorare il cambiamento politico che c'è stato con la dissoluzione dei Cinque stelle: oggi è la Lega il primo gruppo parlamentare e il calendario dei lavori che è partito ieri suona come una vera e propria provocazione. Se il Pd pensa di dare le carte - ha detto Salvini ai suoi deputati convocati d'urgenza- sbaglia di grosso e mette a rischio il governo. Pensare di poter schiaffeggiare il primo partito del Parlamento è inaccettabile, dice la Lega.

 

 

«MILLE EMENDAMENTI» - Nell'agenda dei lavori di ieri sera figuravano proprio cannabis e Ius Scholae, che non sono esattamente i primissimi problemi che gli italiani vorrebbero veder risolti. E il centrodestra - stavolta unito anche con Fdi e Forza Italia salvo qualche frangia azzurra - promette battaglia parlamentare, fin dalla discussione generale sulle due proposte di legge. A Montecitorio tempi ancora lunghi e poi, annuncia la Lega con il suo segretario d'aula Edoardo Ziello, «mille emendamenti» per far capire la musica. Il capogruppo Molinari rivendica di aver bloccato in commissione per tre mesi i progetti della sinistra che ha bocciato ogni ragionevole proposta emendativa, a partire dall'assenza di procedimenti penali, spiega Ziello: «Ma la priorità dell'Italia non è la modifica delle norme sulla cittadinanza, bensì energia, lavoro, pensioni».

E del resto, Salvini è stato chiarissimo: «In un momento di crisi drammatica come questo, la sinistra mette in difficoltà maggioranza e governo insistendo su cittadinanza agli immigrati e cannabis anziché occuparsi di lavoro, tasse, bollette e stipendi». Gli fa eco, in una ritrovata sintonia, Giorgia Meloni per FdI: «Mentre imprese e cittadini sono in ginocchio davanti una grave crisi economica, caratterizzata da caro carburante e aumenti in bolletta, la sinistra porta in Aula le sue priorità: cittadinanza facile agli immigrati e legalizzazione degli stupefacenti. Come sempre, sconnessa dalla realtà».

 

 

Si temeva per FI. Ma i contatti di ieri tra Salvini e Antonio Tajani, numero due del partito azzurro, dovrebbero scongiurare rotture del centrodestra su questioni di assoluto valore identitario. La battaglia sarà a tutto campo su entrambe le leggi. Lo Ius Scholae è dipinto come uno ius soli mascherato. E addirittura un emendamento dell'ultima ora in commissione, a firma Ceccanti (Pd), ha previsto che la cittadinanza possa essere richiesta solo da uno dei due genitori del minore. Nulla di nulla, poi, sulla questione penale: i ragazzi africani che hanno seminato paura a Peschiera del Garda non avrebbero problemi a diventare cittadini italiani.

SCONTRO CAMPALE - Sarà una battaglia campale, FdI ha chiesto la modifica del calendario dei lavori e anche se dovesse prevalere la logica dei numeri a Montecitorio, al Senato la controffensiva del centrodestra sarebbe più agevole, come già ha annunciato uno che se ne intende come l'azzurro Maurizio Gasparri. Domanda finale a Letta e compagni: perché queste priorità non le hanno coltivate quando governavano da soli, con gli esecutivi Renzi, Gentiloni e Conte 2? Le pretendono ora che in maggioranza c'è pure il centrodestra: un po' ipocriti, potremmo dire. Ed ecco perché Salvini si è proprio arrabbiato per l'atteggiamento della sinistra. 

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