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Mario Draghi, i "siluri" contro Salvini e Conte: cosa cambia dopo il discorso

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"Io ci sono, se volete". Il discorso di Mario Draghi in Senato, per risolvere (in un senso o nell'altro) la crisi di governo innescata dal Movimento 5 Stelle è riassumibile di fatto in queste poche parole. In quasi 45 minuti dii intervento, il premier è stato molto duro con i 5 Stelle, non lesinando però passaggi indigesti anche per la Lega. E infatti la reazione dei senatori dei due partiti è stata gelida: al termine del discorso, nessun applauso dai banchi di Lega e Movimento. Un segnale che potrebbe essere letto in due chiavi differenti. 

 

 

 



Draghi ha ricordato ai partiti della sua maggioranza i meriti dei risultati ottenuti nella prima parte del suo governo, quando c'era coesione. Poi è arrivato lo "sfarinamento" e il gesto politico dei 5 Stelle. Il premier rivendica i successi sul Pnrr e la bontà della posizione del governo sulle armi all'Ucraina e la politica energetica sulla Russia. Di fatto, una risposta piccata alle critiche ricevute dai 5 Stelle negli ultimi mesi. All'orgoglio, il presidente del Consiglio alterna la rabbia, con voce inusitatamente alzata. 

 


Crisi di governo, leggi qui il discorso di Mario Draghi in Senato

 

"Un discorso normale", è l'accoglienza gelida da parte di alcuni senatori pentastellati. Matteo Salvini, invece, è stato pizzicato dalle telecamere di Palazzo Madama mentre scuoteva il capo mentre Draghi criticava le proteste dei balneari, una delle battaglie storiche della Lega. C'è aria di strappo, dunque, anche perché il leghista si aspettava forse una chiusura di Draghi al Movimento, invece di un aut aut che lascia comunque la porta semi-aperta al ritorno di Giuseppe Conte nel governo. I 5 Stelle, però, sembrano essere intenzionati a confermare la sfiducia. Si tratterà di capire  quanti seguiranno Conte e quanti, invece, preferiranno appoggiare ancora Draghi. In base alla entità della "scissione", Salvini potrebbe tarare il suo intervento in aula. "Non invidio Salvini per il discorso che dovrà fare al Senato - spiegava questa mattina Gianfranco Rotondi, su Twitter -: se sbaglia una sola parola, si assume la responsabilità delle elezioni e consegna Draghi al Pd come icona se non come candidato premier del campo largo". 

 

 

 

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