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Francesco Storace: usano bimbi e barboni per convincere Mario Draghi

Francesco Storace
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I virologi stavolta non hanno dovuto lanciare l'allarme mascherine. Le manifestazioni pro Draghi non avevano neppure bisogno del rispetto della distanza di sicurezza. Non migliaia, non centinaia, ma decinaia e decinaia di manifestanti in ognuna delle città - poche - dove si sono radunati. Mica quella robetta dei Maneskin. Sventato l'allarme Covid, dalle piazze per Draghi nun ce lassà nessun motivo per temere una nuova ondata di contagi. Il virus non si propaga nemmeno con la presunzione di Carlo Calenda, per fortuna. Anche lui presente a Roma a spiegare al mondo intero che non c'era come si fa la politica. Certo, oggi sarà difficile al premier dire davanti al Senato in mattinata e ai deputati nel pomeriggio che «il popolo è con me». Chiamerebbero la neuro. Perché i missionari del governo al massimo hanno dovuto affittare qualche smart in car sharing per mobilitare i parenti meno antipatici. Ci si aspettava un po' di più, ne è uscita qualche pittoresca e snobistica manifestazione di simpatia da lontano. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese era in Algeria ad accudire il premier e non ha dovuto preoccuparsi. Non si è visto neanche un idrante come ai bei tempi delle manifestazioni organizzate dai «No Green pass».
 

 

 

SIT IN ELEGANTI In fondo, erano manifestazioni eleganti, mica di quelle dei villani che devono pagare le bollette, che vedono i mutui innalzarsi all'improvviso, la spesa alimentare roba da ricconi, i distributori di benzina trasformati in gioiellerie. «Tutto tranquillo, Presidente. Il popolo è con noi». Ma nessuno potrà mai farci dimenticare quelle scene ridicole nelle piazze per Draghi. Hanno portato persino i bambini per far vedere che pensano al loro futuro (loro dei bambini, non dei parlamentari che rischiano il posto se si vota). Li hanno usato perché temono di dover sloggiare presto e già questo suona davvero male.

Poi, la trovata del clochard, che stava a Roma, in piazza San Silvestro. Emiliano, questo il nome che ha dato ai cronisti, ne ha avute sia per il premier che per Gualtieri.
Anzitutto Draghi. Ha detto il barbone davanti ai cronisti che non aspettavano altro: «Draghi fa la differenza per tutto il Paese. L'Italia ha recuperato prestigio e credibilità con lui». Ma non è meraviglioso?
 

 

 

IL CLOCHARD Mica è finita qui: «Io che sono un barbone lo vedo, c'è un'attenzione verso di noi da parte dei servizi del Comune c e prima non c'era ed è anche merito di Draghi». E in effetti nella città che affoga nella monnezza il barbone giustamente ci sguazza. Insomma, astenersi perditempo, varrebbe la pena di chiosare. In tutta Italia alla fine si è mosso complessivamente qualche centinaio di sfigati, quattro gatti con le bandiere di Italia Viva e di Azione, che di solito se le darebbero in testa se non ci fossero telecamere a fare la spia. I geni che le hanno organizzate non dovrebbero mai più parlare, avranno dalla loro poteri fortissimi ma il popolo proprio no. E non hanno fatto certamente un piacere a Mario Draghi, che magari sperava che contassero un po' di più tra la gente certi suoi sostenitori. O forse sbagliamo noi. In fondo, al premier del consenso probabilmente non interessa proprio nulla. Ora l'importante è capire come si può tirare fuori dal pasticcio in cui si è cacciato l'unico presidente del Consiglio del mondo che se ne va con il Parlamento che gli dà la fiducia e lo implora di restare senza condizioni. Poveri quei bambini costretti a manifestare per un nonno che anziché stare al servizio delle istituzioni le vorrebbe invece al suo servizio... 

 

 

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