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Beatrice Lorenzin, lascia Berlusconi e va nel Pd? Finisce male, la voce

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La corsa al seggio in Parlamento è partita. Complice la riduzione dei deputati e senatori, anche i partiti più grossi sono alle prese con uno sterminato elenco di aspiranti eletti. Il miraggio è il collegio "sicuro", oppure un posto in buona posizione nel listino proporzionale.

Tra i rumors di questi giorni, ce n'è uno che riguarda l'ex ministro della Sanità Beatrice Lorenzin. Nonostante l'ingresso nel Pd nel 2019, e la gestione del ministero durante i governi Letta, Renzi e Gentiloni, pare che la Lorenzin non avrà un seggio sicuro. A nulla potrebbero valere gli accorati appelli contro gli ex amici del centrodestra: «Salute, lavoro, questione sociali e ambientale sono i pilastri della nostra azione» ha detto ieri la deputata Pd, «chiediamo agli italiani di sostenerci contro la peggiore destra di sempre».

 

 

 

Cinque giorni fa aveva votato sì alla fiducia al governo Draghi. Ma Loredana De Petris, capogruppo di Liberi e Uguali in Senato, rischia di stare fuori dal grande listone che si ispira all'agenda Draghi. «Non ci siamo sottratti alle nostre responsabilità e neanche questa volta lo faremo» aveva detto in aula la De Petris, ex grillina passata durante la legislatura a sinistra. «Siamo convinti che ci sono delle emergenze e dobbiamo dare risposte ai cittadini che vivono una situazione di grave sofferenza. Occorre mettere in campo strumenti e misure, come l'agenda sociale e fare correre il Paese sulla riconversione ecologica». Un impegno che non porterà però a un posto per la De Petris nel listone "Democratici e progressisti". Ironia della sorte, uno dei padri nobili del listone è l'anti-Draghi Nicola Fratoianni: lui, il posto, ce l'avrà.

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