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Enrico Letta propone la patrimoniale: chi vuole colpire con la tassa

Francesco Storace
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La botta arriva all'ora di cena. Al Tg2 dove il direttore Gennaro Sangiuliano intervista il segretario del Pd Enrico Letta. Trema chi possiede una casa, un terreno, una proprietà. Perché il colpaccio che si temeva è puntuale e manda di traverso il pasto a chi si è già stufato di pagare troppe tasse per soddisfare gli apparati di cui ha bisogno certa sinistra.

Spara Letta alla domanda di Sangiuliano sulla "dote" promessa ai diciottenni: «Noi la porteremo avanti e sarà finanziata con la tassa di successione per i patrimoni plurimilionari, è giusto che uno che ha un patrimonio così lasci qualcosa alla società: se viene ridato ai giovani attanagliati dalla precarietà questo è il senso di generazioni che si aiutano». Vada a merito del direttore del Tg2 di averlo messo a nudo su una delle questioni che pareva messa nel dimenticatoio: invece ce la ritroviamo sparata in piena campagna elettorale per la gioia degli ultras del fisco. Mentre Salvini propone agli alleati di lanciare la pace fiscale, Letta dichiara guerra agli italiani.

 

PAROLE D'ORDINE
Esproprio. Patrimoniale. Assistenzialismo. Il "nuovo" Pd è presto servito con le parole agghiaccianti del suo segretario. Letta ha capito che con la Russia, il Fascismo e tarantelle varie non prende un voto e svolta ruvidamente sul lato sinistro del suo elettorato. Sinistro, come incidente.

Torna alla carica la solita proposta di guerra: chi stabilirà le dimensioni di quella casa, di quella proprietà, di quel terreno? Saranno i suoi compagni di socialismo reale? Sono parole incendiarie ad inizio di campagna elettorale che fanno riemergere quel disegno su cui puntava la sinistra quando pretendeva da Mario Draghi la riforma del catasto più possibilmente indirizzata verso una tassazione enorme. Ed è anche un messaggio devastante per i giovani: non cercate lavoro, ci pensa il Pd a farvi arrivare i soldi. Mica vi aiuta a trovare casa, no, usa quelle degli altri per farvi quella che in maniera ridicola Letta chiama dote. Ottocentesco.

Ai nostri figli occorre offrire un lavoro dignitoso, retribuito secondo giustizia sociale. E invece si dispensano "doti" e reddito di cittadinanza. È il modello Cinque stelle senza Giuseppe Conte ma con tanto cinismo a spese delle solite categorie: i proprietari di casa.

LE ALLEANZE
Comunque, ci sarà anche un problema politico di non poco conto. Letta non si fida degli alleati che va cercando. Teme che domani Calenda gli spari un no e tenta di anticiparlo dicendo che l'ostacolo all'alleanza è stata la patrimoniale. Anche perché il leader di Azione non potrebbe certo imporre qualcosa del genere a chi ha appena reclutato da Forza Italia. Ci vanno la Gelmini e la Carfagna a spiegare agli elettori che adesso si dovrà votare a sinistra per farsi spennare dai cosiddetti progressisti? Il segretario del Pd ha deciso di svuotare il mondo pentastellato, dall'agenda Draghi passa al manuale Fratoianni. La realtà è che dopo tante ciance, si smaschera una sinistra ingorda. Al fondo c'è la voglia di Stato pesante, che fa pagare le proprie utopie la dote - a chi ha sacrificato una vita per una casa rispettabile.

 

E che ora dovrà sacrificare nel nome del salasso fiscale imposto da Enrico Letta. Ancora più urgente, dunque, una risposta programmatica da parte del Centrodestra a tutela della famiglia, dei diritti dei giovani a potersi realizzare senza assistenzialismo, e a sostegno di chi la casa l'ha pagata e non l'ha rubata o occupata. Alla fine, quell'intervista di Letta al Tg2 dovremo considerarla un bene: perché ha il pregio di chiarire che cosa potrebbe accadere agli italiani se, non sia mai, la sinistra dovesse tornare di nuovo al potere.

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