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Carlo Calenda, diktat al Pd: l'uomo che vuole fuori dal Parlamento

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L'ipotesi di un'alleanza tra il Pd di Enrico Letta e Azione di Carlo Calenda si allontana sempre di più. Il secondo infatti ha posto dei paletti ben precisi, primo fra tutti il no a Nicola Fratoianni, a Bonelli e ad ex del Movimento 5 Stelle come Luigi Di Maio, Davide Crippa e il ministro D'Incà. Proprio oggi su Twitter Calenda ha scritto: "Non possiamo chiedere di votare Di Maio, Bonelli (anti Ilva, termovalorizzatori e rigassificatori) e Fratoianni (che ha votato 55 volte la sfiducia a Draghi) nei collegi uninominali". Poi avrebbe aggiunto:: "Di Maio è la principale ragione per cui abbiamo specificato che ci impegniamo a candidare a posti di governo solo persone con solide competenze".

 

 

 

Quali sono i motivi di questi no così secchi? "Non potendo accettare che Azione finisca sotto l’ombrello di gente che, oltre ad avere idee opposte alle sue, si è schierata contro il governo. È anche una questione di opportunità: tant’è che le due transfughe Gelmini e Carfagna saranno schierate solo nel proporzionale", spiega Giovanna Vitale su Repubblica.

 

 

 

La legge elettorale, però, rende quasi necessarie delle coalizioni. Di qui i dubbi del leader di Azione. E anche per questo starebbero continuando i contatti con il Pd: l’altro ieri il coordinatore dem Marco Meloni e Debora Serracchiani avrebbero incontrato, per la seconda volta, gli emissari di Azione e +Europa, Mazziotti e Magi, con l'obiettivo di discutere i criteri con i quali spartirsi i collegi. In ogni caso Calenda ha fatto sapere che deciderà entro domani, lunedì 1 agosto. Molto però dipende dalle risposte di Letta alle sue condizioni.

 

 

 

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