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Giulio Tremonti, la ricetta salva-Italia: "Cosa serve per le bollette"

Giulio Tremonti

Sandro Iacometti
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Un primo battibecco a mezzo stampa con Carlo Cottarelli e qualche assaggio di analisi economica e geopolitica con Lucia Annunziata a Mezz'ora in più. «Mi candido con Fdi, presto sarà tutto pubblico». Giulio Tremonti, ad undici anni dalla lettera della Bce, cofirmata a Mario Draghi, che l'ex ministro dell'Economia ancora non ha digerito, annuncia così, in tv, la sua ufficiale "ridiscesa" in campo. La domenica si era aperta con una polemica con l'economista ex Fmi candidato col Pd, che in un'intervista al Corriere della sera aveva parlato di alcuni errori compiuti negli anni 2000. «La Repubblica Italiana che pure allora aveva il terzo debito pubblico del mondo senza avere il terzo Pil del mondo», scrive l'ex ministro in un intervento sullo stesso giornale, «se la cavò piuttosto bene avendo già il 25 giugno 2008 concentrato in un unico decreto legge le leggi finanziarie del successivo triennio». Mentre dal 2011 «inizia un decennio quasi totalitariamente governato dalle forze che Cottarelli si candida a rappresentare, che non hanno corretto, ma anzi amplificato gli errori denunciati».

Ma è dall'Annunziata che il Tremonti pensiero inizia prendere forma. Bisogna «preparare gli italiani a quello che succederà, temo eventi non positivi», esordisce il professore, tirandosi subito fuori dalla mischia dei finti ottimisti. Il riferimento è all'energia, su cui Draghi, manco a dirlo, ha fallito il bersaglio: «Il decreto sugli extraprofitti doveva dare dieci miliardi ma ne ha dato uno solo e non ne darà più di uno solo, perché è un decreto sbagliato». Di conseguenza, ora «bisogna togliere la tassazione sull'energia, in particolare ai redditi più bassi». La seconda mossa non è il tetto al prezzo del gas, «che non funziona e non ci sarà», ma «bloccare o tentare di tassare la mega speculazione che viene fatta a partire dalla Borsa di Amsterdam». Quanto alle polemiche sulla collocazione dell'Italia sullo scacchiere internazionale, Tremonti spariglia, gettando la palla nel campo di Pd e grillini: «Quello che vorrei si capisse è che la grande questione non è più quella atlantica e basta. La grande questione è l'Europa che nell'Occidente si affianca all'America nel confronto con la Cina...». 

Nessuna esitazione neanche sul Pnrr, che secondo la sinistra sarebbe a rischio. «Assoluta continuità», dice Tremonti, aggiungendo che «è un testo che dovrebbe essere letto, è l'accordo quadro per il governo del centrodestra e lì trova esattamente l'opposto che sostiene l'atra parte politica». Modifiche proibite e Bruxelles in allarme? Macché. «Il Pnrr è fatto con eurobond ed è previsto un adeguamento, il commissario Ue Gentiloni al Meeting ha detto che sono necessari e possibili adattamenti. Quindi un adattamento del Pnrr è nell'interesse dell'Europa e dell'Italia». L'ultima stoccata per la coalizione guidata da Enrico Letta: « Per la sinistra un po' di opposizione vera, dopo 10 annidi governo, forse non sarebbe male».

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