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Simonetta Matone: "Vi spiego la rete di potere della sinistra romana"

Antonio Rapisarda
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Matteo Salvini l'ha voluta come capolista alla Camera nel collegio di Roma e all'uninominale nel centro della Capitale: incarico di responsabilità in un Parlamento che sarà pieno zeppo di politici strutturati. Nessun timore per lei: «Non mi ritengono una neofita che si troverà - semmai eletta - come "Alice nel paese delle meraviglie". Ne ho viste di ogni...». A parlare è Simonetta Matone, capogruppo della Lega in Campidoglio, già sostituto Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Roma ed ex procuratore al Tribunale per i minorenni. È lei uno dei volti nuovi - conosciutissima sul piccolo schermo - che il Carroccio presenta alle Politiche. Fra la categoria dei tecnici "con l'anima".

Le piace la definizione?
«La scelta dei tecnici, nella Lega, è stata meditata: perché essere tecnico non basta. Anzi, sono sempre stata convinta che questi siano stati la sciagura del governo Monti: perché bisogna saper unire la capacità con una discreta vocazione politica. Io non sono "piombata" dall'alto. A parte la lunga navigazione fra gli incarichi di governo che ho avuto, fondamentale è stato l'anno di "palestra" al Consiglio comunale di Roma: esercizio utilissimo considerato lo sfacelo della giunta Gualtieri».

A Roma la giunta del Pd è alle prese da giorni con il caso Ruberti...
«Fermo restando che considero Albino Ruberti un grandissimo tecnico, sostengoda sempre che le intemperanze caratteriali vanno gestite. Anche perché Ruberti è stato la proiezione all'esterno del sindaco. L'elemento di raccordo con le istituzioni. Non ci si può abbandonare a quei toni».

 

 

Toni da Suburra più che - come hanno detto loro - da stadio...
«Ma ci stanno prendendo in giro? Ancora con la rissa calcistica? Dietro ci stadi tutto e di più: una rete di affari, di clientele, di intrallazzi di tutti i generi».

La novità è che sono entrate nelle indagini le famose polizze di uno dei due De Angelis. Il sospetto è che dietro lo scontro con Ruberti ci possa essere il tentativo di farle sottoscrivere al Campidoglio...
«Ma come fa a non arrivare ciò al Campidoglio? Parliamo di una specie di mollusco dai mille tentacoli. Mi creda: loro sono così. Sono "bravissimi" in questo. Il centrodestra, quando governava, è sempre stato composto da soggetti estremamente democratici: hanno condiviso le scelte. Questi, invece, non ti fanno condividere nulla. Non fanno prigionieri».

Al di là delle indagini il Pd deve chiarire qualcosa?
«Certo. Ho presentato un'interrogazione: devono venire a spiegare che cavolo stavano facendo».

Potrebbe fare lei la "pm" in Consiglio...
«Ragionando da pubblico ministero, quando si dice "inginocchiati" "scriverò a tutti quello che mi hai chiesto", la prima domanda che farei è: mi scusi Ruberti, che cosa le hanno chiesto? Perché lei ha detto "inginocchiati"? Perché lei ha detto "ti sparo, vi sparo"? Perché le due preposizioni? Chi sono gli altri?».

I problemi, per Enrico Letta, non giungono sono dalla Capitale ma anche dalle liste: ha selezionato, forse a sua insaputa, fior di antisionisti.
«Sono rimasta esterrefatta. Non credevo che esistesse un antisemitismo di questo livello. Qui è venuta a galla la debolezza di fondo di Letta: una cosa è essere uomo di compromesso, un'altra è non sapere governare un partito. Troppo attento alle correnti e al bilancino. E così gli è caduto questo macigno su Israele: di cui è "non colpevole" ma colpevole perché non ha controllato».

 

 

A proposito di giovani, fra le priorità del Pd vi è la cannabis.
«Il mio "no" non è una posizione di bandiera: lo penso perché ho fatto il magistrato per troppi anni per non vedere quali sono gli effetti della cannabis. Basta assistere a un elettroencefalogramma di un consumatore per sfatare il concetto che esistono droghe leggere: l'uso protratto produce danni irreversibile al cervello».

Nel frattempo Letta grida "viva le devianze" e si scandalizza per il video-denuncia dello stupratore immigrato.
«Che Paese è quello dove il problema è la possibile individuazione della vittima rispetto alla gravità dell'accaduto? Tutto ciò per attaccare Giorgia Meloni... incredibile».

Ci si è messo pure Calenda con la tesi degli istituti tecnici "fabbrica" di impreparati. La sua soluzione? Liceo per tutti: almeno per i primi due anni.
«Un'idea demenziale. Questo è davvero il Churchill dei Parioli. Noi dobbiamo innalzare il livello culturale generale uscendo per primi, però, proprio dai ricatti culturali della sinistra. Una sinistra attrezzata solo alla vita di partito: altro che lavoro».

La Lega ha scelto lei, FdI Carlo Nordio: due magistrati garantisti. Giuseppe Conte ha schierato due pm antimafia, Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho, pronti a ingaggiare la questione giudiziaria in Parlamento.
«Le scelte sono indicative del diverso approccio ai problemi della giustizia. Il centrodestra schiera due magistrati progressisti e innovatori. Gli altri schierano, ancora, fior di forcaioli: davvero ha bisogno di un commento?».

Glielo chiedo allora sulla campagna di Matteo Salvini.
«Come sempre vicina alla gente. Mi affanno ogni giorno a dirlo: se c'è un partito dalla parte degli ultimi della terra, di quelli che non ce la fanno, di quella classe operaia che il Pd ha abbandonato, è la Lega di Matteo Salvini».

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