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Sallusti, "se il nonno di Letta avesse le ruote...": la fantasia disperata della sinistra

Alessandro Sallusti
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Enrico Letta ha detto ieri che lui a fare il premier proprio non ci tiene. La domanda viene spontanea. Ma se non ci tiene lui, chi dovrebbe tenerci? Noi no, ovvio, ma a questo punto se fossi un simpatizzante del Pd qualche dubbio me lo porrei. Al netto che è ovvio che Enrico Letta sta mentendo - non è la prima volta - perché lui a Palazzo Chigi ci andrebbe anche strisciando e sta soltanto mettendo le mani avanti prevedendo la sconfitta, questo snobismo è davvero stucchevole. Ma come, ti candidi alla guida di una coalizione e non ti interessa incassare il superpremio finale? Almeno dica, non a noi ma ai suoi elettori, che nome avrebbe in mente in caso di vittoria perché quello del futuro premier non è liquidabile con un "poi vedremo".

Per fortuna, stando ai sondaggi, ci sarà ben poco da vedere. Ma forse Letta vuole dire un'altra cosa, cioè che se anche il Centrodestra vincerà le elezioni non è detto che il Centrodestra andrà a governare e che quindi non lui, ovviamente, ma qualche coniglio estratto dal cilindro potrebbe salire a Palazzo Chigi. Una follia certo, ma di giochi di prestigio in questi ultimi quindici anni ne abbiamo visti tanti e uno in più si può sempre sperare di metterlo in scena. Del resto risulta che qualcuno stia lavorando a questa ipotesi, ipotesi per altro ventilata nei giorni scorsi dal Quirinalista del Corriere Marzio Breda, uno sempre ben informato e i topi da palazzo romani non ne fanno mistero.

Come fare? Beh, se il Centrodestra non dovesse stravincere, se le frizioni al suo interno dovessero esplodere nei giorni del post voto, se il duo Calenda-Renzi e Conte facessero un exploit, se i partiti alla sinistra del Pd dovessero racimolare più voti del previsto, se, se, se... Già, a Milano si dice, per definire ipotesi fantasiose: se mio nonno avesse l'asta sarebbe un tram. Ma siccome la fantasia, come la speranza, è l'ultima a morire ed essendo già morto tutto il resto, ecco che la sinistra ci si aggrappa come ultima e quindi unica possibilità di salvezza. Non sarebbe la prima volta che il Pd perde la partita sul campo e poi, con la complicità dell'arbitro, gliela assegnano a tavolino. Mi viene da dire: "Enrico, stai sereno", questa volta non andrà così. 

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