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Generale Rapetto, "fango alla vigilia del voto": cosa può accadere

Francesco Specchia
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Se c'è uno in Italia - spesso Cassandra inascoltata - che da trent' anni si occupa di fondi stranieri spesi nelle cyberguerre e nella controinformazione, quello è il generale Umberto Rapetto. Lo sguardo dell'ex sceriffo del web da un lato è attraversato dal sollievo che l'Italia non sia coinvolta nell'affaire fondi russi, dall'altro trasmette sottili inquietudini per il futuro.

Caro generale, come legge la faccenda della Russia che finanziai Paesi per influenzare le elezioni?
«Ognuno fa il suo mestiere e il fine giustifica i mezzi. Russia, Cina, Venezuela e chissà quanti altri hanno scelto di investire denaro per una attività di lobbying nazional-patriottica. Peccato che gli interessi siano quelli della "loro" Patria. Non è una novità e probabilmente sono parecchi i Paesi che non esitano a "sensibilizzare" le coalizioni politiche per poi far valere la "simpatia" conquistata con certe dinamiche di "lubrificazione" paradiplomatica».

Gabrielli capo dei Servizi e Urso del Copasir smentiscono il coinvolgimento di Salvini e Meloni nei finanziamenti di Putin (evocati da Repubblica citando l'ex ambasciatore Volker). Draghi ci mette una pietra tombale. Ma Di Maio afferma che "non è ancora finita" insinuando che arriveranno sorprese: può succedere?
«I dossier sul Covert Foreign Money non sono certo una novità. Dopo la bomba "H" all'idrogeno e quella "N" ai neutroni, dobbiamo fare i conti con la bomba "I" cioè quella dell'informazione. La deflagrazione ci sarà a ridosso della consultazione elettorale, quando non ci sarà più il tempo per verificare o per smentire quello che i media andranno a riportare cercando di bruciare la concorrenza sia in velocità sia in dimensione del titolo di apertura».


Oddio, lei è apocalittico...
«Bé una partita a poker e nessuno scoprirà le carte fino all'ultimo istante. Si può sperare che l'Italia sia estranea, ma i presupposti non sono dei più favorevoli e quindi lasciamo la gioia agli ottimisti della cui schiera non faccio parte».

Cioè mi sta dicendo che siamo fragili in tema di controllo informatico (cioè laddove finiscono i fondi neri delle potenze straniere)?
«Abbiamo riempito il sistema nervoso della Pubblica Amministrazione con un antivirus russo che ha permeato computer e server. Il tessuto connettivo nazionale delle telecomunicazioni è stato farcito di apparati tecnologici di prim' ordine ma di fabbricazione cinese e nessuno sa cosa facciano davvero quegli "aggeggi". La manutenzione e il controllo di questi dispositivi vengono fatti "da remoto" con rischi per la riservatezza (potrebbero fare intercettazioni "invisibili"...) e perla sicurezza (potrebbero essere spenti con pochi clic, causando un blackout apocalittico...)».

Quindi le intelligence - e lei stesso, da quindici anni a questa parte- avevano ragione nell'affermare che siamo sotto controllo russo o cinese (e non solo)?
«Faccia lei. Questa loro impercettibile "presenza" ha consentito ai Paesi cui appartengono certi fornitori di rilevare esigenze e bisogni, di conoscere orientamenti ed opinioni, di anticipare qualunque genere di mossa chiunque potesse fare. E sono state industrializzate le fucine di fake news innescando un inquinamento culturale senza precedenti».

Come vengono spesi davvero i fondi russi per influenzare i voti dei paesi?
«Un esempio per tutti è dato da Russia Today (RT.com) che è una vera e propria macchina da combattimento con un volume di fuoco non secondo ai colossi come Cnn Bbc o Al-Jazeera. Non hanno solo a disposizione professionisti di grande calibro, ma non hanno nessuna regola da rispettare e anzi possono fare del sensazionalismo il loro ordigno nucleare».


I russi la chiamano "maskirovka", l'arte dell'inganno...
«La macchina della propaganda di regime è stata utilizzata non per promuovere le "bellezze" di casa propria, ma per esportare notizie e approfondimenti pilotati con bravura degna di un Barone Rosso».

E si potrebbero aggiungere gli attacchi informatici come quelli di Killnet a maggio o, se collegati a Mosca, quelli contro Gse ed Eni. Ma perché non se ne parla?
«Gli attacchi di Killnet equivalgono alle azioni con cui i teppisti rigano la carrozzeria delle automobili in sosta. Finora sono state fatte solo piccole azioni dimostrative non paragonabili a quel che può effettivamente accadere. Se qualcuno blocca il sito del Ministero della Difesa, la collettività nemmeno se ne accorge e giustamente non se preoccupa».

Si fermeranno qui?
«No. Ripeto. Dopo il Vajont digitale della Regione Lazio, abbiamo avuto un susseguirsi di Asl e di strutture ospedaliere finite in tilt nella disperazione di pazienti e assistiti. Il fatto che i dati sensibili del Sacco e del Fatebenefratelli di Milano siano in vendita nel deepweb non è un segnale confortante».

Poi c'è un altro problema. L'intelligence svizzera si dice "convinta" che la Russia sia pronta a dividere l'Occidente utilizzando "dei server svizzeri per questo scopo". È plausibile questa cosa del contoterzismo del cybercrimine?
«La Russia ha delegato le iniziative belliche cibernetiche al crimine organizzato che - grazie alle sue ramificazioni internazionali - ha saputo sfruttare proficue alleanze con la Corea del Nord, l'Iran, il Brasile...».

Esiste un "comitato Cyber" che Draghi ha convocato più volte, Ma funziona davvero ?
«L'efficienza e l'efficacia di certi organismi si potrà misurare solo alla prova dei fatti. Gli attacchi hacker si sono fatti sentire e nella maggior parte dei casi hanno fatto notizia solo nel ristretto circuito degli addetti ai lavori. Il livello della notiziabilità di certi eventi è estremamente basso anche per il timore dell'incontrollabilità delle reazioni al sentir parlare della fragilità cibernetica nazionale e delle sue funeste conseguenze»

Quindi, per tornare alla domanda di prima, è per questo che se parla poco.
«Guardi, solo nel settore sanitario ci sono stati "incidenti" inquietanti come quelli della Regione Lazio, della sanità a Torino; e l'esistenza di una Agenzia Cyber, di un Comitato e di tanti esperti nel cuore del Governo non si è percepita un gran che».

Lei è considerato tra i migliori sulla piazza. Ma troppo pessimista, specie sotto elezioni. Non è cambiato?
«Fin che non ci sono catastrofi vanno bene i mansueti e i minimizzatori. Il Ministro Colao ha parlato del 95% dei sistemi della P.A. totalmente indifesi: c'è da dire altro?»

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