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Marco Cappato, perché il suo ricorso può far saltare le elezioni

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Una vera e propria bomba sul voto. Le elezioni potrebbero slittare a novembre. Non si tratta di uno scherzo o di una burla a pochi giorni dall'apertura dei seggi, ma di fatto dell'incognita legata all'udienza per il ricorso della lista "Referendum e Democrazia" di Marco Cappato. In caso di accoglimento del ricorso e dunque con l'ingresso della lista di Cappato nella corrida per il voto, le schede elettorali andrebbero nuovamente stampate tutte inserendo il simbolo di "Referendum e Democrazia", tempi troppo stretti per farlo entro domenica prossima. Lo scorso 2 settembre la lista venne esclusa da voto per il mancato riconoscimento delle firme elettroniche.

 

 

 

Il legale di Cappato che ha subito presentato ricorso dopo l'esclusione ha affermato: "Se il giudice non dovesse accogliere il ricorso, chiederemo di sollevare una questione di legittimità costituzionale, per la palese irragionevolezza del presunto divieto di presentazione in forma elettronica di liste in occasione delle elezioni, laddove, come sappiamo, da più di un anno la stessa identica procedura è ammessa invece per iniziative di un valore costituzionale altrettanto rilevante e cioè per le iniziative referendarie e le iniziative di legge popolare. Si tratterebbe di una violazione, flagrante e paradossale, dell’articolo 3 della Costituzione”.

 

 

E lo stesso Cappato, conscio del rischio rinvio del voto, ha puntato il dito contro il governo: "Siamo di fronte a un ricatto istituzionale fondato però su ritardi e omissioni del governo stesso che fa pendere sulla testa del giudice del Tribunale di Milano la responsabilità dello spostamento delle elezioni – spiega Marco Cappato in una conferenza stampa convocata oggi a Milano - Se questo dovesse accadere sarebbe solo conseguenza dell'inerzia del governo stesso: se fosse intervenuto prima non ci sarebbe stato alcun rischio". E ancora: "Non siamo stati noi a scegliere la data dell'udienza – precisa Cappato - avremmo preferito che il tema fosse trattato direttamente quando abbiamo contestato la nostra esclusione al momento del deposito delle firme, avremmo voluto che il governo ci ascoltasse quando il 25 luglio abbiamo chiesto un intervento per riconoscere la validità delle firme digitali". Bisognerà attendere il verdetto per capire cosa potrebbe accadere. 

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