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Enrico Letta, il ladro di concetti: poco serio (e poco patriottico)

 Enrico Letta

Gianluca Veneziani
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Ma «dire queste tre parole, Dio, Patria, Famiglia» non «significava intendere una sola, patriarcato»? Almeno questo sosteneva Letta l'altro giorno, prima di cambiare idea all'indomani. Intervistato da Il Sole 24 Ore, Enrico (non esattamente un patriota come quell'altro Enrico, Toti) riscopriva d'emblée il patriottismo, ma a modo suo. E diceva che bisogna votare il Pd per due ragioni: la prima è «il patriottismo, quello di chi persegue l'interesse della nazione ben sapendo che esso passa dall'Europa. Europeismo è patriottismo. Credibilità è patriottismo. Reputazione internazionale è patriottismo». 

 

Detto da uno che il giorno prima era andato in Germania a chiedere sostegno a un Paese che fa alla grande i propri interessi e mica i nostri, a cominciare dal gas, non pare esattamente la strada migliore per difendere gli interessi nazionali.

 

Ma la verità è che Letta è talmente a corto di idee e di parole d'ordine che finisce per rubarle agli altri. Prima le critica, anzi le demonizza, e poi le fa proprie, rovesciandone il significato. Ci aspettiamo che ora Letta adotti anche i concetti di Dio e di Famiglia, intendendo il primo come sinonimo di Ateismo e il secondo come Unione esclusiva tra persone dello stesso sesso. Del resto, in versione ladro di concetti, Enrico ha scippato anche l'altra parola chiave, «serietà», a un rivale. Serietà è stato sempre il cavallo di battaglia di Calenda, che ne ha fatto uno slogan, «L'Italia sul serio». Si potrà obiettare che l'atteggiamento di Carletto finora non è stato grande esempio di serietà. Ma in verità anche scimmiottare gli altri è poco serio. E poco patriottico.

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