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La pseudo verità televisiva non è ineluttabile: basta lezioni

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Iuri Maria Prado
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Non si capisce per quale motivo mai uno che ha una sua idea del mondo, dell'economia, della giustizia, della famiglia, dell'istruzione, dei rapporti tra lo Stato e il cittadino, debba vedersi propinare dalla televisione pubblica un'idea non solo puntualmente opposta, ma oltretutto spacciata come verità esclusiva. Gli italiani che non la condividono, e che sono maggioranza, è come se si fossero rassegnati ad accettare che un esercito di propagandisti faccia dottrina quotidiana su cosa è giusto, civile, democratico, rispettabile, simultaneamente censurando ogni cosa e chiunque rappresenti un'impostazione diversa.

 

 

 

Come se si trattasse di un destino ineluttabile, noi ci siamo rassegnati ad accettare (e a pagare) il pippone quotidiano sul capitalismo che fa la bua alle masse popolari, sul neoliberismo che devasta tutto (non il carrozzone degli undicimila dipendenti Rai, però), sull'obbligo di inchino al 25 Aprile, al ddl Zan e alla Costituzione nata dalla resistenza, sul fascismo e l'antifascismo, sulle tasse bellissime e sullo Stato che siamo noi, sulla giustizia sociale per i cinque italiani su sei che non lavorano pagata dall'uno su sei che lavora, sull'importanza della cultura rappresentata dal romanziere di sinistra, dal giornalista di sinistra, all'attore di sinistra, dal regista di sinistra, dalla sculettatrice di sinistra, dal professore di sinistra e dalla bidella di sinistra, e tutti a cantare Bella Ciao perché la Repubblica Bella Ciao, che è roba loro, dev' essere per forza la roba di tutti. Ha da venì la privatizzazione, e chi vuole quella roba se la paga. 

 

 

 

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