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Governo Meloni? Ecco le prossime mosse di Berlusconi

Renato Farina
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Ore 14 e 22 del 26 settembre, appare su Twitter l'immagine di un Berlusconi che più vittorioso non si può, la postura è del condottiero che sorride al popolo in piedi sulla biga, che non si vede ma c'è. Due parole incoronano la sua effigie. In alto: DECISIVI. Subito sotto: DETERMINANTI, sottolineato con eleganza, mentre la I finale finisce sotto la mano aperta e benedicente. Tutto comunica sicurezza, tranquillità. Fossimo Giorgia Meloni e Matteo Salvini applaudiremmo, ma staremmo anche parecchio attenti al messaggio. Il testo è breve, senza sbrodolature, molto sindacale, che però dice la verità. «Forza Italia si conferma decisiva per il successo del centrodestra e determinante per la formazione del prossimo governo. Ancora una volta, ho messo il mio impegno al servizio dell'Italia, del Paese che amo. Vi ringrazio per la fiducia». Firmato Silvio Berlusconi. Traduzione. Pensavate di avermi seppellito? Tu Giorgia mi vedi come un paggetto a reggerti lo strascico? Non accadrà come nel 2018 che, battuto inaspettatamente dalla Lega, tramortito, diedi a Salvini la licenza di andare a spasso con i Cinquestelle e in seguito di potersi nutrire della mia eredità. Ci sono. Senza di me niente governo. Senza di me, chi darà garanzie di fede europea e atlantica? Il fatto è che a Silvio è riuscito ancora il miracolo. Ha riaperto il presunto mausoleo, ed eccolo qui. Rinato.

 

 


LA PROFEZIA
Macchina indietro. Domenica 25 settembre, verso mezzogiorno, Silvio Berlusconi è seduto per un aperitivo e quattro chiacchiere fuori da un bar del centro di Milano. Ha appena votato. Intorno a lui, oltre all'amata Marta Fascina vestita da Heidi, e prossima deputata di Marsala, si riconosce la sempre verde, anzi sempre azzurra onorevole Valentina Aprea. Gli altri non si riconoscono perché appartengono a quella schiera di brave persone anonime che inesorabilmente formano un crocchio dovunque lui appaia. Il quale Silvio però dice qualcosa che per i bene informati non sta né in cielo né in terra. Che cosa? Che «vuole battere la Lega». Se superiamo il 10 per cento «vi invito tutti a pranzo». Sul 10 sa di esagerare, ma se non è sopra il 10, sarà sopra l'8. Assurdo, dai. Non sa, o si dimentica, oppure lo fa apposta. Tutto è captato da proboscidi che prelevano ogni sillaba. Dopo neanche mezz' ora tutti sanno tutto di quella conversazione: a Salvini vuol bene, anche se «non ha mai lavorato», e gli tocca «inquadrarlo».

 

 


Di una cosa è sicuro: sarà «il regista del governo, da fuori». Insomma: vede una nuova alba dopo undici anni di digiuno dal potere, altro che buio oltre la siepe. Un matto, un mitomane che inganna sé stesso. Macché. A un certo punto, nella notte televisiva delle proiezioni, è apparso come l'unico che avesse letto il futuro al millimetro. Anzi quasi. Il Capitano leghista con un colpo di reni l'ha alla fine sopravanzato, ma appena appena: 8,89 contro 8,27. È B. l'unica sorpresa. Come ha fatto a predire la propria rimonta? Non aveva a disposizione i sondaggi di Nostradamus. Semplicemente aveva tenuto conto dell'effetto B., quella capacità che la salute non gli consente di utilizzare a tempo pieno come quindici anni fa, ma basta qualche giorno e il gradimento balza in su e rabbocca imprevedibilmente le urne. Non è una tecnica ma è l'attitudine del rabdomante. Coglie l'attimo del sentimento popolare.
A tutti noi che siamo del mestiere erano arrivati fino a due giorni prima sondaggi tipo: Forza Italia al 5 per cento.


Dunque avevano ragione Repubblica e la Stampa che il 2 settembre in prima pagina avevano preannunciato il "tonfo" del partito del Cavaliere, e il "panico" che stava attraversando le budella dei candidati azzurri e forse persino in qualche recesso della Villa di Arcore. Persino gli exit poll fatti circolare di straforo e trasferiti da un telefono all'altro confermavano.
Ore 15, chiedo all'informatore: e Berlusca? Cinque anche meno. Ma come? E la gaffe su Putin? Azzardiamo un'ipotesi. Berlusconi ha fatto apposta. Non è stato un infortunio, ma una mossa per sorpassare Salvini e catturare il sentimento di tanta gente che non vuole morire per Kiev. Vuole la pace e la libertà, questa gente, e il Cavaliere di più. Ha condannato sin da aprile l'aggressione russa. Non deve dimostrare niente. L'amico Vladimir ha tradito fiducia e rotto il legame di comunanza.


RETORICA
Però. C'è un però che egli ha raccolto dalle facce e dai discorsi non troppo pubblici di tanta gente ricca e povera: qui stiamo andando in malora noi. Americani, norvegesi e olandesi si arricchiscono e noi si va alla fame. Dato che le bollette insostenibili per industria e famiglie arrivano da questa guerra, siamo sicuri che procedere «foraggiando di armi di ogni tipo» Zelensky sia la maniera giusta per far recedere Putin dalla sua «caduta»? E così due giorni prima delle elezioni, a Porta a Porta, fregandosene dello scandalo che avrebbe suscitato nell'intera platea della stampa occidentale si è fatto portavoce di una narrazione controcorrente della vicenda. Putin sarebbe stato costretto dall'ira popolare a invadere l'Ucraina per sostituire Zelensky con «persone perbene». La Reuters per prima, agenzia universale, l'ha fatto a fette. «B. amico di lunga data di Putin e i suoi commenti allarmeranno gli alleati occidentali». La notizia è rimbalzata con identica malizia sul Guardian, il Financial Times, la Bbc. Paradosso dei paradossi: americani e francesi, tedeschi e spagnoli, sanno chi è. Se c'è qualcuno che ha contenuto Putin e Russia è stato lui con i suoi governi. Da quando la Russia ha preso possesso (con la Turchia) del Mediterraneo? Da quando Silvio è stato cacciato. Sarò io, dice ora, il regista della politica estera. O vi saluto. (Ma poi ritorna). 

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