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Meloni, "servono metodi sinistri": la dritta, su cosa deve mettere le mani

Luca Beatrice
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Evviva lo spoil system. Quello che la sinistra ha scientemente applicato in decenni di dominio culturale, anche quando le elezioni le ha perse cioè spesso, approfittando della disattenzione per non dire del lassismo del centro-destra. Chissà se ora la musica cambierà, chissà se questa volta impareremo dal cinismo e dalla cattiveria di cui siamo stati circondati per decenni che non ha mai lasciato spazio ad alcuno che non fosse ideologicamente coerente, e di gente ce ne era tanta da accontentare e da piazzare, parecchia assetata di potere e vendicativa. Nella cultura la sinistra fa sistema, la destra invece no, e chissà se per una volta potremmo dirci bravi anche noi a cambiare strada, a proporre (che non vuol dire imporre, come è stato finora) una visione differente e plurale, qualche soluzione diversa rispetto al pensiero unico o meglio al pensiero dominante. Sarà dura da far digerire ma è davvero indispensabile metterci mano. Dopo le elezioni politiche del 2022 vorrei vedere alcuni cambiamenti palesi, cominciando dai festival letterari che sono tutti, ma proprio tutti, saldamente nelle mani della sinistra nonostante siano finanziati da denaro pubblico dunque della comunità.
 

 

FESTIVAL LETTERARI In questo genere di kermesse, da Torino a Roma, da Mantova a Pordenone passando per Milano, l'ospite di destra se c'è viene considerato una specie di panda. Lo invito giusto se non posso farne a meno, cercandolo tra i pochi comunque graditi alla mia parte e mi faccio bello di un esercizio di democrazia: così ragionano i direttori artistici e gli addetti alla cultura. Cosa vuoi che siano uno o due rispetto all'ondata montante di antifascismo militante proposto dalle case editrici perché la formula tira.
Altro sogno che vorrebbe diventare realtà. I musei, soprattutto quelli d'arte contemporanea, gestiti da signore annoiate che li utilizzano come i loro salotti personali per rafforzare il proprio potere, esercitazioni di terzomondismo e pietismo insincero mentre la nostra arte langue, non se ne occupa nessuno, non è valorizzata né proposta in giro per il mondo perché l'Italia nel sistema non è abbastanza alla moda rispetto alle realtà extracomunitarie e all'etno-chic. Lo scarso appeal della nostra cultura all'estero ha una sola ragione: la mancanza di una solida identità. Prova a dirlo in giro e verrai additato come un reazionario, manco lavorare per il proprio Paese fosse una colpa. Mandarne a casa una buona parte, di chi peraltro ha fatto il proprio tempo, potrebbe essere un valido esercizio di democrazia. Mi piacerebbe inoltre che il mondo della musica non funzionasse da grancassa per gli sfigati e i loro pensieri deboli. Diciamocelo, un conto sono Guccini o De Gregori che storicamente votano a sinistra ma hanno scritto canzoni bellissime, un altro Francesca Michielin che meschina invoca la resistenza. E poi saremmo noi il segno della decadenza dei tempi... Per cambiare passo e non subire l'ennesima volta il ricatto culturale di una minoranza il metodo migliore è applicare il loro: lo spoil system. Alle posizioni apicali della cultura ministri, dirigenti, funzionari, direttori e quant' altro - vanno messi uomini e donne di destra esattamente come fanno gli altri da secoli.
 

 

 

COMPETENZA Senza eccezioni del tipo, "ma dai quello lì è bravo, deve restare". No, sono le classiche serpi in seno che ti remano contro. La competenza deve vincere sulla politica? Regola che vale solo per noi, a sinistra neppure se la sognano un'affermazione del genere, quando governano loro e sei all'opposizione non tocchi palla. E poi quale competenza? L'Italia della cultura conta poco o nulla, soprattutto nel contemporaneo, e persino il vivere di ricordi comincia a starle stretto. Questo giro sarebbe davvero opportuno applicare la strategia dei compagni: occupare, occupare e non si fanno prigionieri. Uomini e donne di destra bravi nella cultura ce ne sono, io ne conosco diversi e vorrei vederli dove spetta loro. Perché se rimangono in panchina anche stavolta significa davvero che la partita è persa per sempre. E voglio credere non sia così. 

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