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Silvio Berlusconi, le tre poltrone che vuole Forza Italia

Salvatore Dama
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Politici, tecnici o X: la composizione della squadra di ministri inizia a prendere forma e nel centrodestra si discute su quanto sia il caso di attingere dalla quota "riserva della Repubblica". Forza Italia e Lega spingono perché il nuovo esecutivo sia il più possibile "politico". A Fratelli d'Italia tocca il compito di mediare. Anzitutto con l'esigenza di offrire agli osservatori internazionali un governo di "alto profilo". E poi con le "regole" subliminalmente imposte dal Quirinale. Che su alcune caselle vuole garanzie precise. Giorgia Meloni smentisce che ci sia un caso. È più una realtà aumentata dalla stampa, assicura: «Leggo cose surreali, consiglierei prudenza...». La verità è che alcune scelte tecniche sono "obbligate". Al ministero dell'Economia, per esempio. Dove la prima scelta rimane sempre Fabio Panetta, se dovesse accettare di lasciare il board della Bce. O, in subordine, Domenico Siniscalco, pure lui non-politico, ma con un pedigree impeccabile. Al momento sembra sfumare l'ipotesi di uno spacchettamento di via XX Settembre in Tesoro e Finanze (da attribuire al meloniano Maurizio Leo). I tempi sono serrati e il nuovo governo, dal giorno zero, dovrà essere subito operativo sui conti pubblici.

 

 

 

Altra casella supervisionata dal Colle è la Farnesina. Dove il favorito sembra essere l'ambasciatore Stefano Pontecorvo. Ma ci potrebbe essere anche una soluzione ibrida. Perché l'altro nome che circola per il ministero degli Esteri è quello di Giulio Terzi di Santagata. Pure lui proveniente dalla carriera diplomatica, ma eletto deputato con FdI. Quindi "tecnicamente" un politico. Un discorso analogo riguarda la Giustizia: Carlo Nordio è un giurista con alle spalle una lunga esperienza in magistratura. Però siederà alla Camera con FdI. Insomma, anche lui ha un elettorato a cui rispondere, se è questo il discrimine che riguarda i non-politici. Poi c'è il Viminale. Apparentemente sfumata l'ipotesi Salvini, con grande dispiacere della Lega, si fanno largo due alternative. Quella (tecnica, appunto) di un prefetto, Matteo Piantedosi, e quella politica che vedrebbe ministro dell'Interno Antonio Tajani. Il coordinatore di Forza Italia spiega come stanno le cose: «Noi abbiamo solo detto che questo sarà un governo politico», con «tanti ministri politici», ma «se poi ci sarà qualche tecnico non credo che sarà un problema», dichiara a Radio24.

 

 

 

Qualche tecnico: il problema è quantificare il numero massimo. Perché per esempio il tema si pone anche per la Salute. Qualche giorno fa la premier in pectore ha fatto un tweet in cui annunciava il suo basta agli "Speranza&Co". Lasciando cioè intendere di volere un esperto in una casella così delicata, con una pandemia la cui progressione è ancora incerta. Allora sono calate le quotazioni dei politici (tipo Licia Ronzulli, ma l'azzurra non sgomita per quella casella) e solo salite le chance dei professori. Come Giorgio Palù e Guido Rasi, per esempio. Per il resto nel centrodestra si ragiona su elenchi di "ministrabili" ai quali non è stata ancora associata una poltrona. In attesa dell'incarico, spiega il senatore di FdI Giovanbattista Fazzolari, bisogna rispettare un minimo di forma: «Adesso nessuno può alzare il telefono e chiamare qualcuno chiedendogli se gli va di fare il ministro. Non può farlo e non lo sta facendo». I nomi di Fdi sono Adolfo Urso (Difesa), Guido Crosetto (Sviluppo economico), Francesco Lollobrigida (Infrastrutture), Daniela Santanchè (Turismo), Raffaele Fitto (Politiche comunitarie). Per la Lega, oltre a Salvini (Lavoro), Gian Marco Centinaio (Politiche agricole), Giulia Bongiorno (Pubblica amministrazione), Vannia Gava (Transizione ecologica). Per Fi, oltre Tajani e Ronzulli, Anna Maria Bernini (Istruzione) e Alessandro Cattaneo (Riforme).

 

 

 

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