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Sicilia, "stanno contando ancora le schede": lo scandalo e le conseguenze

Francesco Specchia
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«Minchia, Cu un fa nenti 'un sbaglia nenti...», soltanto chi non fa niente non sbaglia niente, si continuano a ripetere, consolandosi in un estenuato mantra, gli indomiti scrutatori delle 48 sezioni regionali -di cui 43 nel siracusano- i cui dati definitivi latitano oramai da dodici giorni dall'elezione. Che orribile destino. Incatenati al seggio come alle patrie galee, nutriti a intermittenza, con l'espressione afflitta e la voglia omerica di tornare dai loro cari, eppur perduti dietro un disperato senso del dovere: gli scrutatori non si capacitano. Non comprendono, questi poveri diavoli -assieme al resto delle popolazione sicula- di come sia accaduto che, mentre il governo nazionale è in formazione, da queste parti ancora non si conoscano i risultati del voto. E nessuno sappia cosa fare. Fosse la prima volta, poi. Macché. Nel 2012 il risultato elettorale delle regionali in nove sezioni, tra Pachino e Rosolini, venne annullato, e le sezioni in questione ritornarono addirittura a votare due anni dopo. Dopo un inevitabile ricorso, non si trovarono più le schede da verificare, che -secondo la leggenda- finirono perse non si sa se in un trasferimento del plico o in un allagamento del tribunale di Siracusa.
 


DENUNCE E RICORSI
Fatto sta, che quelle schede non furono mai state trovate e le nove sezioni seguirono il loro destino. Altro giro assurdo nel 2018. Quando un candidato sindaco, Ezechia Paolo Reale, perdendo in modo sospetto, osò fare ricorso denunciando errori nella compilazione dei verbali delle sezioni, una quarantina esattamente come ora. Il Tar gli diede ragione, ma poi il Cga, il Consiglio di giustizia amministrativa, l'organo supremo per la Regione siciliana ribaltò la sentenza. Oggi siamo daccapo. Mancano i verbali approvati dagli uffici circoscrizionali dei Tribunali di riferimento; e, banalmente, i presidenti di seggio hanno sbagliato a compilare le schede. Ancora una volta, nel rispetto della tradizione. Sembra che, da queste parti, l'impreparazione a Siracusa ravvivi la coerenza, e che la minchioneria s' elevi quasi a status sociale. Eppure i presidenti di sezione erano stati sottoposti ad una formazione preliminare al voto, onde evitare gli errori del passato. E, ancora una volta i loro nomi e la loro ineffabile competenza sono stati segnalati dalla prefettura alla Corte d'Appello. E a quella stessa Corte si era rivolto anche Reale, che al Fatto Quotidiano dichiara: «Chiedevo che questi presidenti e scrutatori non fossero più utilizzati in questo ruolo. Nessuna risposta.

Si consideri che nel caso delle amministrative del 2018 gli errori erano vistosi. In quattro sezioni in particolar modo: in una, per esempio, erano segnati 39 voti sparsi nelle liste, omettendo di registrare gli altri 360. In un'altra, invece, si erano inventati 250 voti. Un disastro che non ha un valore personale, inficiare così il risultato elettorale è una questione pubblica: riguarda tutti, non solo me». Non che abbia tutti i torti. Finora la verifica della prefettura siracusana - e di altre province ma con numeri inferiori- constatata la nullità delle schede malcompilate, è fallita; non si è riusciti ad indicare il dato a Palermo. Ergo: ecco l'attesa spasmodica per Il riconteggio al tribunale che passerà al vaglio, una ad una, tutte le schede. Verifica da fare in ogni caso, ma a questo giro sarà l'unico modo per ottenere il risultato, il prima possibile. Il vero problema, semmai, è la discronia col resto d'Italia: qui, ad aspettare l'esito dei togati, potrebbero volerci ancora settimane. Dicono che, per tutto ciò, il neopresidente della Regione Sicilia Renato Schifani, dietro la sua paziente aria morotea, nasconda un travaso di bile che conta pochi eguali nella storia dell'Ars, da sempre, con vanto storico, culla burocratica di tutte le inefficienze.

 

 

STRASCICHI GIUDIZIARI
Comprensibile, la preoccupazione dell'ex Presidente del Senato. In un'atmosfera surreale che avvolge di caligini e di pandette l'intera l'Assemblea, qui risulta tutto congelato a partire dalla prima seduta del Parlamento regionale. Un'aula che, convocata dal presidente eletto entro venti giorni dalla proclamazione dei deputati, dovrà ancora attendere. Perché lo sblocco di tutto, la risoluzione del cul de sac, dipende, infatti, dagli uffici circoscrizionali; e dall'invio dei dati corretti all'ufficio regionale in modo da determinare il superamento della soglia di sbarramento del 5%, da parte dei partiti, e l'individuazione degli eletti. Tecnicamente, è un casino. Che potrebbe avere anche strascichi giudiziari sulla base del procedimento regolato dalla legge regionale n. 29/1951, variamente modificata. Non staremo, in questa sede, a rinvangare la possente inefficienza e il dadaismo di molte delle risoluzioni che promanano dall'Ars. Il nostro pensiero, oggi, va agli scrutatori prigionieri dei seggi in una incredibile reiterazione del nulla. Urge petizione per restituirli all'affetto dei propri cari. In tempi un po' più ristretti, magari... 

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