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Enrico Letta perde la cadrega e si prepara a sfilare con i filo-russi: ecco il pacifinto

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Iuri Maria Prado
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Già erano pochini quelli del Pd, l'altro giorno, alla manifestazione sotto l'ambasciata russa, quella che sia pur con qualche sbavatura rivendicava la scelta di aiuto anche militare alla resistenza ucraina. E lui stesso, Enrico Letta, decideva di passarci non perché ci tenesse e ci credesse ma perché altrimenti, il giorno dopo, gli avrebbero rinfacciato l'assenza quelli che ancora, incomprensibilmente, confidano nelle sue convinzioni atlantiste e giurano sulla genuinità del suo pregresso comportamento governativo. Tanto è vero che sul suo profilo Twitter metteva un po' di tutto, le donne iraniane, che costa poco, un po' di stampa preoccupata per la deriva italiana, che vien sempre buona, qualche selfie in trasferta berlinese, che fa angolatura multilingue, e naturalmente tanto sdegno per le assemblee legislative della Repubblica fondata sull'antifascismo ormai affidate a presidenze impresentabili, "uno sfregio": ma non metteva niente, guarda caso, sulla sua partecipazione al sit-in di condanna della guerra all'Ucraina.

PROFILO BASSO
Chi gli cura il profilo deve avergli consigliato di tenerlo basso, il profilo, e dunque di non dare evidenza a quel suo pur velocissimo passaggio: vedi mai che qualche follower gli rinfacciasse troppa simpatia occidentale e poca attenzione al consenso calante se si tiene il punto sulla necessità di non mollare proprio adesso gli aggrediti. E per evitare ogni possibilità di equivoco è stato proprio lui a chiarire che andava lì così, per dare un'occhiata, perché lui partecipa alle manifestazioni "degli altri" (testuale) e non vuol metterci il cappello. E sempre in quell'occasione, l'altro giorno, Letta dichiarava che sarebbe andato alla manifestazione pacifista che sta organizzando Mister Graduidamende, Giuseppe Conte, con la paraculata doppia secondo cui lui però mica lo sapeva che era quello, Conte, a organizzarla, perché a lui hanno detto che «è organizzata da Arci e Acli». Non che questa riprova servisse, perché sono ormai mesi che il segretario del Pd cincischia, con mezzo partito e più che avrebbe una voglia matta di imbandierarsi di arcobaleno e dire Bella Ciao all'Ucraina, che va bene gli aiuti e la libertà e la democrazia e i diritti, ma sai quanto è più comodo dire che c'è un tempo per la pace e un tempo per la guerra e adesso, dopo otto mesi, francamente hanno un po' rotto le balle questi qui che si ostinano a resistere.

FERMARE SENZA AGIRE
E d'accordo che per lui sono manifestazioni "degli altri", ma il particolare che evidentemente non lo turba è che ci sono altri e altri: alcuni, genericamente pacifisti, magari non proprio assennati ma dopotutto in buona fede credendo che si possa fermare la guerra senza fermare chi l'ha cominciata e la prosegue nel modo selvaggio e criminale che vediamo; altri, appunto, invece assennatissimi nel farsi il punto di riferimento fortissimo della propaganda russa, che infatti non hanno mai denunciato preferendo il vignettismo che raffigura Zelensky col braccio fasciato di svastica o (altra versione di un'identica impostazione stalinian-goebbelsiana) col nasone adunco. E allora la realtà è che tirare al ricongiungimento in prospettiva di affascinante avventura con i fascistelli a 5Stelle sarebbe abbastanza ripugnante già se avesse soltanto lo scopo di rimediare alla recente batosta, e l'operazione già così la direbbe lunga sulle sincerità progressiste a proposito della frattura irrimediabile che, con la caduta di Draghi, si sarebbe determinata tra la sinistra costituzionale, la sinistra seria e perbene, e l'avvocato del popolo del reddito da sofà. Ma che lo scambio di amorosi sensi avvenga nel trionfo di un'orgia pacifista che piace a Mosca è uno spettacolo che non si riesce a vedere nemmeno se era abbondantemente previsto. 

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