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Mattarella, la velina dei servizi segreti: "Fare presto"

Fausto Carioti
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Giorgia Meloni e Sergio Mattarella hanno la stessa fretta. Sono convinti che il nuovo governo debba insediarsi e prendere in mano il prima possibile i dossier economici, anche per dare risposte alle famiglie e agli imprenditori che non riescono a stare dietro alle bollette. Nei rapporti inviati dai servizi segreti interni al governo e al parlamento si prevede un autunno di disordini: prima si interviene con provvedimenti ad hoc, meglio sarà. Ieri l'ultimo consiglio dei ministri presieduto da Mario Draghi ha prorogato i tagli delle accise e dell'Iva su gas e carburanti, ma è chiaro che servirà altro. In più, la presidente di Fdi è convinta che allungare i tempi serva solo a logorarla e a rendere più difficile il suo lavoro, visto che ogni giorno ne esce una nuova, con Silvio Berlusconi protagonista.

 

 

 

TAPPE FORZATE

Così, dopo aver pranzato con Draghi e averlo ringraziato insieme ai suoi ministri per «l'eccellente lavoro svolto», Mattarella ha messo la testa sulla liturgia istituzionale che dovrà portare alla nascita del nuovo governo. Il rito delle consultazioni inizierà stamattina con la telefonata tra lui e il suo predecessore Giorgio Napolitano e proseguirà con i colloqui con i presidenti delle Camere. Quindi sfileranno i gruppi parlamentari, iniziando dal più piccolo. L'ultima delegazione a salire sul Colle, domani alle 10,30, sarà quella del centrodestra unito. Significa che già domani pomeriggio la Meloni potrà avere l'incarico per formare il governo, che lei - come da prassi - accetterà con riserva. A quel punto, tutto dipenderà dalla velocità con cui si ripresenterà sul Colle per sciogliere la riserva e mostrare al capo dello Stato la lista dei ministri, già pronta per i nove decimi.  Dopo la diffusione degli ultimi audio rubati a Berlusconi, in cui il Cavaliere sostanzialmente sposa la linea di Vladimir Putin, la grande incognita è se l'incarico di ministro degli Esteri possa andare ad un esponente di Forza Italia, ancorché di provata fede atlantica come Antonio Tajani. Le opposizioni hanno colto l'occasione per giudicare l'ex presidente del parlamento europeo incompatibile con quel ruolo. Chi ha parlato con Mattarella spiega che la linea del governo non la detta il capo del partito di Tajani, ma il capo del governo. Non sembrano esserci veti quirinalizi, insomma, e dipenderà dunque dalla futura premier decidere se lasciarlo alla Farnesina o destinarlo altrove, ad esempio all'Interno. Qualunque scelta prenda, su quella casella come sul ministero della Giustizia, la Meloni ha promesso ai suoi massima velocità. Significa che potrebbe sottoporre la lista dei ministri a Mattarella già sabato, per giurare assieme a tutta la squadra nella stessa giornata o domenica. Più in là di lunedì la leader di Fdi non intende andare, come ha confermato il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida, anticipando che martedì, a Montecitorio, dovrebbe tenersi la prima delle due votazioni di fiducia.

 

 

 

BATTESIMO FRANCESE

È comunque il giuramento che segna l'entrata in carica dell'esecutivo, e questo significa che, se la cerimonia si terrà entro questa settimana, già lunedì la Meloni potrebbe avere il suo primo incontro ufficiale, da capo del governo, con un leader internazionale: Emmanuel Macron. Nulla di preparato, solo una coincidenza che si presta ad essere sfruttata: il presidente francese sarà a Roma nei giorni 23 e 24, per incontrare i vertici della comunità di Sant' Egidio e fare un pranzo privato al Quirinale, nel quale è inevitabile che chieda a Mattarella informazioni sulla nuova inquilina di palazzo Chigi. Se la Meloni si sarà già insediata, potrà farsene un'idea di persona. Sinora i due si sono parlati a distanza, o per meglio dire lei ha parlato a lui: ad esempio quattro anni fa - ed è accaduto diverse altre volte - lo accusò «di sfruttamento e di neocolonialismo», perché faceva «scaricare di nascosto gli immigrati che tentano di passare il confine con la Francia come se fossero spazzatura». Ma nelle relazioni internazionali comanda il realismo, a maggior ragione tra vicini di casa che hanno molti interessi in comune e sanno di non concordare su altre cose. Se la tabella di marcia preparata dalla Meloni e da Mattarella sarà rispettata, lei e Macron avranno subito modo di discutere degli uni e delle altre guardandosi negli occhi. 

 

 

 

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