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Meloni, quando aveva 15 anni alla Garbatella... come è iniziato tutto

Renato Farina
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Alle 11 del mattino ha fatto irruzione nel cortile del Quirinale. Era proprio lei, Io -sono -Giorgia, madre, cristiana, e tutto il resto. Sa molto bene chi è. E sa che è lì per nessun'altra ragione che sia diversa dall'essere Io-sono-Giorgia. Il voto popolare l'ha mandata a questo appuntamento con la storia proprio perché ha avuto quella vita e quei certi ideali che si fa fatica a nominare, per il pudore che deve circondare il tabernacolo della nostra essenza. Alle 11 guidava la delegazione di Fratelli d'Italia. Lei davanti, e i due uomini (capigruppo al Senato e alla Camera) appaiati come le gemelle Kessler, un paio di metri indietro. Per l'evidenza del merito si rendeva plastico il rovesciamento delle precedenze nella carovana consueta. Giorgia col passo deciso e l'anima tremante. Davanti, certo. Ma non sola. Non una donna sola al comando. A chi somiglia tra i personaggi della "compagnia dell'Anello" di Tolkien, che come tutti i militanti-fratelli-amici della sezione romana di Colle Oppio venera come una profezia? Ma sì: lei è Frodo, la piccola statura e l'altezza dell'intelligenza, la determinazione fino alla cocciutaggine, il coraggio fisico che sfida orchi e poteri truci. Ma ieri somigliava tanto anche a una principessa degli Elfi, di quelle con le frecce nella faretra, ed un lieve affanno nel respiro. Pensa. Sarò degna del compito? Intanto ci sono e ballo.

 

 

 

FEMMINA

È arrivata a diventare premier, la prima in Italia ad avere questa carica, e ci è arrivata portando sulle spalle due blocchi di granito: l'essere femmina e venire da destra. Incredibile a dirsi, ma come tutte le cose decisive nella vita delle persone e dei popoli, i "nonostante", si sono trasformati grazie alla fantasia che governa il destino in doni irresistibili, ali angeliche, o forse di drago. Dice di sé «la sottoscritta» nelle prime parole pronunciate da presidente del consiglio incaricato in pectore. La formula «il/la sottoscritto/a» sta nei moduli quando si fa la fila a uno sportello per qualsiasi domandina. Lei è così, una che si mette in fila, appartiene a quella fila di gente che da qualsiasi Garbatella del mondo cercano la felicità peri propri figli e nipoti. Porta con sé la certezza di non essere lì per caso, e dice subito un'altra parola: «Nazione». Servire la Nazione, gli interessi della Nazione. Evita la parola Paese riferita all'Italia, difficile sentirla evocare lo Stato. Usa la parola Patria con straordinaria parsimonia per analogia col comandamento sinaitico: non nominare il nome di Dio invano. Patriota si, altra parola tabù. Abbiamo imparato tante cose di lei. Urla ma non si sovrappone, studia le cose da dire, non quelle che sarebbe opportuno ripetere. Ingenua o pura, vedete voi. Quando promette qualcosa, Giorgia, come Muzio Scevola, appoggerebbe la mano (destra, ovvio) sul braciere. Gli altri metterebbero le mani avanti, verso il medesimo braciere, ma per prudenza tenendole un metro indietro. La sua storia è bellissima, come il suo presente. Dicevano di Giorgia Meloni, mamma di Ginevra, compagna di Andrea, fosse troppo romana, con quell'accento della Garbatella a chiuderla a chiave tra il Tevere e l'Aniene. Si è rivelata una panzana degli invidiosi. Tutti i leader naturali non riescono a stingere la propria origine, salvo perdere l'anima. Non se ne vergognano. Un video. Dura poco. Mattino Cinque, ore 9,23, 29 gennaio 2018. Le chiedono della piccola Ginevra. Subito si chiude, mette conserte le braccia, per pudore, e così si scopre di più. Le chiedono, cosa vorrebbe scrivesse di lei in un tema sua figlia tra qualche anno: «Che ha una mamma patriota, una persona che ha fatto tutto quello che poteva per lei e per il posto dove abita. Cerco di tenere in bilico le cose». Insistono: ma non c'è il rischio che sua figlia dica che la madre è una patriota ma che la vede poco? E lei risponde con un sospiro: «Certo». E gilabbra morde le ra la faccia, si col rossetto, e non sa più dir nulla, piange e sorride, risorride. Fantastico. Viene in mente tutta la sua vita. Il padre era comunista, la madre di una destra alla Predappio. L'uomo prende una barca a vela, e se ne va alle Canarie, apre un ristorante, e addio. Lascia due sorelline. Che giocando ai fiammiferi incendiano la casa. Sul serio.

 

 

 

CANDIDA 

A quindici anni, dinanzi allo spettacolo della politica ladra bussa a una sezione del Movimento sociale. Non è nostalgica di niente. Sogna «una politica candida come la neve». E lì s' imbatte in qualcosa che corrisponde al suo desiderio. La comunità politica detta i Gabbiani, il cui leader è Fabio Rampelli, un giovane architetto, nazionale di nuoto e intellettuale. I Gabbiani, con quel nome alato, non fanno solo politica: è un circolo umanamente totalizzante. Sono quella che i nemici chiamano una setta, ma che è anzitutto un'amicizia con un'idea forte e cristallina del mondo, e il sogno di cambiarlo, mantenendosi uniti e il resto accada. Parsifal, gli Hobbit, Atreyu. Giorgia fonda un gruppo studentesco che si chiama spiritosamente "Gli Antenati". Una leader nata. Si ritrovavano tutti i lunedì alle sette della sera al "Richiamo del corno", a Colle Oppio. A condurre le meditazioni oltre a Rampelli, Marco Marsilio, Marco Scuria... Hanno idee di destra? Sì ma imprevedibili nelle applicazioni. Si ritrovano a leggere un articolo di giornale, dopo di che interuna pagiventi liberi. Oppure na di Tolkien o Jünger, ma anche di Buzzati, Pasolini. Nel 2000, Giorgia si innamora di una causa: il Fronte del Polisario! Va in tenda a difendere i neri Sharawi nella loro volontà d'indipendenza dai maghrebini del Marocco e dagli spagnoli. Si mantiene facendo la cameriera alla discoteca Piper (gli altri politici della sua generazione lo frequentavano per l'aperitivo), fa la babysitter e capita in casa di Fiorello, che avendola conosciuta sul lavoro, brava e capace, fa una dichiarazione di voto a suo favore. E' stata vicepresidente della Camera a 29 anni. Poi ministro per la Gioventù. Cerca aria fuori dal Pdl. Non si sposta dalle sue convinzioni. Tradizione e modernità. L'aborto? Avrebbe dovuto essere la sua sorte quello di essere schiacciata nel ventre della mamma: alla fine disse di no. Rispetto per tutti, ma no matrimoni omosessuali, e soprattutto niente adozioni gay. Asili nido gratuiti. Presepi nelle scuole (e a casa sua). Europa dei popoli e delle Nazioni, sovranità italica. Dalla coda di cavallo e dai blue-jeans e giacca a vento è passata al tailleur e al fondotinta, persino ai tacchi. Dice che lo fa un po' per piacere agli altri, ma soprattutto al suo uomo. Si sposerebbe subito, ma toccherebbe all'uomo farle la proposta. I consiglieri d'immagine propenderebbero per il matrimonio tradizionale. C'è qualcosa di più prezioso dell'immagine, dice lei: ed è il rispetto di chi ami. D'accordo. Ma Andrea, che aspetti? Hai paura di fare la figura del marito della Merkel? 

 

 

 

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