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Eugenia Roccella, Zan punta a farla fuori: "Diffonde falsità"

Daniele Dell'Orco
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Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità è già tra le candidate principali alla Palma d'oro del profilo più "massacrato" dai media del nuovo governo.
Già da giorni, senza che abbia ancora nemmeno toccato palla, è stata ritratta come una pericolosa razzista e retrograda, vogliosa di cestinare la Legge 194 ed emblema di un governo targato Meloni capace solo di attentare all'elargizione dei diritti civili. Diritti di tutti, per inciso, tranne che delle donne che non vogliono abortire. Proprio in compagnia del nuovo premier, del Presidente della Camera Lorenzo Fontana e del senatore Maurizio Gasparri, Eugenia Roccella è stata raffigurata a te sta in giù, in un sordido riferimento a piazzale Loreto, in una serie di stories pubblicate su Instagram nei giorni scorsi dal movimento femminista "Non una di meno". Un riferimento peraltro vagamente minaccioso. Anche su questo si è basata l'intervista al ministro che Libero ha pubblicato ieri e che ha monopolizzato il dibattito delle scorse ore.

 

 


«Mi ha stupito» dice Roccella « la violenza e la strumentalità delle accuse, fino alla menzogna più evidente. Mi è stato imputato persino di voler far nascere solo figli bianchi, cioè di essere razzista». Ma oltre al fatto che la sinistra sta dimostrando di aver inventato una nuova categoria ossimorica, ovverosia quella delle "femministe che odiano le donne non femministe", il passaggio chiave dell'intervista-sfogo è quello che riguarda il primato che i progressisti rivendicano a 360 gradi quando si parla di diritti: «La sinistra ha ritenuto di averne il monopolio soprattutto dopo battaglie come quella sull’aborto, e non vuole perderlo. Anche se in realtà l’ha già perso, perché oggi privilegiale richieste delle associazioni Lgbt anche quando sono in netto contrasto con l’interesse delle donne». Il riferimento è al Ddl Zan, che ritiene un errore: «Contiene aspetti che non andavano a tutela delle donne. E molte femministe individuarono già l’inganno ai tempi della discussione parlamentare che fecero naufragare un ddl bandiera del Pd». Quel testo Zan voleva introdurre il “genere percepito”, vale a dire trasporre il genere femminile come opzione a disposizione di chiunque, a prescindere dal corpo sessuato: «Questa impostazione è molto ideologica e non c’entra affatto con la questione della transizione sessuale, con i problemi, veri e gravi, di chi si sente a disagio nel corpo in cui è nato.

 

 

Ma mi riferisco pure all’ambiguità della sinistra sul mercato del corpo, la compravendita degli ovociti e l’utero in affitto». Apriti cielo gli attacchi dalla sinistra si sono decuplicati. Il capitano delle invettive è proprio Alessandro Zan, che con Libero in mano ha twittato: «Roccella continua a diffondere fake news: non esiste scontro tra diritti delle persone e non esiste alcun self-id nel #ddlZancheabbiamogià ripresentato. Si occupi, come impone la sua delega, di contrasto a ogni discriminazione. Tanta voglia di protagonismo e poca di lavorare». Sì, perché per niente pago della bocciatura del testo che l’ha tolto dell’anonimato, Zan ha riproposto un nuovo Ddl, emendato in due articoli e che amplia la cosiddetta legge Mancino, introdotta nel 1993 per punire i crimini d’odio e dell’incitamento all’odio, inserendo accanto alle discriminazioni per razza, etnia e religione (già contemplate) anche le discriminazioni per sesso, genere, orientamento sessuale,identità di genere e disabilità.

 

Prevede poi una serie di azioni per prevenirle. Uno dei due articoli più problematici tagliati invece, riguarda le “definizioni” utili a capire il resto della proposta di legge (cosa si intenda per sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere). Il pomo che per volontà di Matteo Renzi fece naufragare il Ddl in Senato. Questo Zan 2.0, dai banchi di un’opposizione che non ha idee e che deve usare bianchetto e matita per riciclare quelle vecchie e perdenti, non si capisce come spera di farlo passare.

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