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Ucraina, è la destra a scendere in campo per fermare la guerra

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Gianluca Mazzini
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La buona notizia è che in Italia sono tornate le manifestazioni politiche. Archiviata (in qualche modo) la pandemia, finita l'era Draghi, uscito il Pd dal governo, università e strade sono tornate ad animarsi. Dopo quasi un anno di guerra si è registrata la prima manifestazione di massa senza bandiere, ma ispirata dalla sinistra, contro la guerra in Ucraina. Anche se strumentale, l'iniziativa (di fatto contro il governo Meloni) deve far riflettere. Anche da destra, infatti, salgono voci sempre più forti per una fine urgente del conflitto e per l'avvio di un percorso di pacificazione.

Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma ai tempi di Alleanza Nazionale, ha redatto il «Manifesto per fermare la guerra» ed è tra i protagonisti di alcuni convegni in tutta Italia dove si confrontano esponenti di destra e sinistra accumunati da posizioni contrarie al conflitto. «Il nostro scopo» dice Alemanno «è sollecitare il nuovo governo ad ascoltare i cittadini italiani. È necessario un cambiamento profondo rispetto al totale coinvolgimento in guerra voluto dal governo Draghi. Non è pensabile uscire dalla crisi economica se continua il conflitto come non è pensabile lasciare l'Italia "in prima linea" con le spalle scoperte. Gli Usa non ci aiutano sul gas, che compriamo da Washington pagandolo quattro volte più di quanto lo pagano gli americani, l'Unione Europea non ci fa sconti sul rigore finanziario».

Alemanno a Milano ha partecipato al convegno "trasversale" che si è svolto al Palazzo delle Stelline dal titolo: «Prospettive di pace per fermare la guerra». Con lui giornalisti, politici e intellettuali di tutte le aree politiche: da Fausto Bertinotti a Franco Cardini, da Toni Capuozzo a Gian Micalessin. Presenti anche Marco Lombardi (docente della Cattolica) e Antonio Ieraci (presidente di Federmanager giovani). Alemanno, unica voce organizzata a destra contro il conflitto, spiega: «C'è di mezzo la salvezza dell'Italia e bisogna dialogare con tutti, non siamo di fronte ad un contrasto tra destra e sinistra ma tra alto e basso. L'establishment spinge per un conflitto duraturo ma gli italiani, secondo i sondaggi, sono per il 70% contro l'invio di armi all'Ucraina».

Una posizione quella dell'ex sindaco di Roma che rischia di sconfinare nell'antiamericanismo: «Non siamo ideologicamente contro gli Usa ma contro Biden e la politica estera dei democratici. Per quanto riguarda la guerra l'Italia deve rompere il ghiaccio della trattativa, come indicato da Papa Francesco. È necessario parlare con Putin, ma rivedere anche il rapporto tra Nato e Ucraina e poi promuovere un nuovo referendum in Donbass sotto controllo internazionale. Il blocco dell'invio delle armi a Zelensky in cambio di un cessate il fuoco russo potrebbe sbloccare la situazione». Le iniziative da destra per la fine del conflitto non si limiteranno ai convegni. Il 4 dicembre a Milano è prevista una manifestazione di piazza per dire no alla guerra. 

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