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Conte e Landini, piano-2 dicembre: come vogliono fermare l'Italia

Francesco Specchia
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«All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann'a poppa e chilli che stann'a poppa vann'a prora: chilli che stann'a dritta vann'a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann'a dritta...». Facime ammuina. Siamo all'incasinamento come piattaforma programmatica. C'è tutta l'essenza del (finto) regolamento della marina borbonica, nelle straordinarie performance d'arruffapopolo sia di Maurizio Landini che di Giuseppe Conte. Rigorosamente separati, ovvio.

AMMICCANTI - C'è qualcosa d'inebriante in quel loro ammiccare alla folla, in quegli slogan che cavalcano il sogno proletario, in quel riempire le stesse piazze lasciate vuote dal Pd e dalla sinistra stordita di Soumahoro. Conte e Landini, gemelli diversi alla scalata dell'opposizione. Ognuno gioca la sua partita, e ribatte indirettamente all'altro. Landini dice che la manovra del governo «premia gli evasori e con la Flat Tax aumenta l'iniquità del sistema fiscale e non interviene sulla pandemia salariale e non aiuta chi ha bisogno di lavorare» e prepara lamobilitazione di piazza. Per il segretario della Cgil, il testo approvato dal governo di Giorgia Meloni «non sostiene la sanità, la scuola e il trasporto locale.

 

 

Non modifica la legge Fornero. Cambia il meccanismo di indicizzazione in essere per le pensioni, senza consultarci. È priva di una strategia di politica industriale ed energetica».
Conte, invece, è tranchant sul reddito di cittadinanza: «Scenderemo in piazza a Napoli il 2 dicembre per difenderlo, cancellarlo sarebbe un massacro sociale». Landini insiste: «Meloni colpisce i più poveri, fa tornare i precari e strizza l'occhio agli evasori».

E Conte vola più alto: «Non siamo la succursale del Pd». E pure Landini decolla: «Nei prossimi giorni proporremo questa valutazione Cisl e Uil», pure se Cisl e Uil hanno già sostenuto, di fatto, che a fare da tappetino alle ambizioni di Landini, loro mica ci stanno. «Noi non ci pensiamo proprio a scendere in piazza», fanno sapere i colleghi sindacalisti, e sono abbastanza tranchant pure loro.

Nei corridoi di via Po, il sospetto sussurrato all'orecchio del segretario Luigi Sbarra è che il leader della Cgil voglia proporsi «come unico argine di sinistra» ai provvedimenti dell'esecutivo di centrodestra. Che poi è la stessa intenzione di Conte che si è portato già avanti col lavoro. Maurizio Landini e Giuseppe Conte. L'uno, il sindacalista che si crede più Jimmy Hoffa che Giuseppe Di Vittorio; l'altro, l'avvocato del popolo che si trasforma in Masaniello. Sempre, comunque, ferocemente contro.

 

 

Eppure, vai a spiegargli che i soldi in manovra, alla fine, servono per calmierare le bollette di famiglie e imprese; che il cuneo fiscale lo si taglia al popolo e non ai padroni; che- dati alla mano- chi beneficerà della legge di bilancio saranno i poveri e la classe media. Che il paese, proprio ora, non arretra affatto. Anzi, proprio i mercati - sì, assurdamente, caro Landini- esprimono fiducia per questo strano esecutivo; e alle aste i nostri titoli di Stato vanno a ruba (nonostante non si possano più collocare in pancia alla Bce).

FARE CASINO - Eppure, eccoli lì, Landini e Conte, Conte a Landini, a far casino. Ed ecco lo sciopero dei trasporti sempre il 2 dicembre. A cui s' aggiunge quello dei Cobas dell'Ilva, i quali - già che ci sono- chiedono il blocco «dell'invio delle armi in Ucraina». Cioè la stessa richiesta del M5S; il cui presidente, peraltro, è lo stesso che ha firmato, da ex premier, ben cinque decreti di spedizioni belliche. Ed è lo stesso che, in queste ore, condanna l'abuso edilizio dopo aver sostenuto «l'abuso di necessità» di Di Maio, fattispecie giuridica inedita che neanche Carnellutti. Ed ecco i picchettaggi della scuole contro il merito del ministro Valditara. Ed ecco Conte che vorrebbe impalare gli evasori sul sentiero della flat tax (depotenziata) e della «pandemia salariale». Facite ammuina, qualcosa resterà...

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