Luca Casarini contro Giuseppe Conte: "Perché si deve scusare"

lunedì 16 giugno 2025
Luca Casarini contro Giuseppe Conte: "Perché si deve scusare"
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Luca Casarini contro Giuseppe Conte. Al centro la notizia che l'allora premier autorizzò i servizi segreti a intercettare il suo telefono. Capomissione della ong Mediterranea, Casarini non riesce a digerire la scoperta: "Conte dovrebbe dire: scusate tanto ho fatto una cavolata, però adesso discutiamo dell’invadenza dei Servizi, del decreto Sicurezza. Invece ha pensato di giustificarsi: 'Ah io ho spiato Casarini non i giornalisti'".

Stando a quanto ricostruito dal diretto interessato sulle colonne del Corriere della Sera, "era dicembre del 2019 quando Conte ha firmato l’autorizzazione. La nostra nave Mare Jonio aveva cominciato a operare da ottobre del 2018 e già da quel momento eravamo finiti nel mirino, con Salvini ministro dell’Interno che fece un decreto 'ad navem', contro di noi". Il motivo? "Alla base - spiega - c’era il clima sulla gestione dei flussi migratori" e indagini, anche della Procura, per chiarire se i salvataggi "avvenissero o meno in piena conformità con i regolamenti e i trattati internazionali". E ancora: "Grazie al Copasir ho scoperto che mi spiano da 5 anni, cosa vogliono trovare ancora? Si sono trincerati dicendo: 'Già la magistratura stava indagando'. Ma i dossier dei servizi segreti, per legge, non possono essere usati dalla magistratura. E mi chiedo: allora perché fate i dossier? A che servono?".

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Con un passato alquanto turbolento - basti pensare alla sua presenza nei movimenti antagonisti -, l'attivista dice di aver voltato pagina: "Non faccio nulla di male. Anzi sì: disobbedisco alle leggi che vogliono che non si soccorra la gente in mare o che si diano i soldi ai lager in Libia". Da qui l'attacco alla sinistra, non in grado di fare opposizione: "Ci vorrebbe un’opposizione degna di questo nome per prendere posizione contro l’abuso dei Servizi, di cui la destra sta ampliando i poteri. Ci vorrebbe un dibattito. Ma l’opposizione ha la coda di paglia". Infine la stoccata conclusiva, ancora una volta destinata all'attuale leader del Movimento 5 Stelle: "Vorrei andare da lui e dirgli, dai prendiamoci un caffè, guardiamo avanti, dobbiamo discutere sul ruolo dei servizi in questo Paese. Invece ho paura che dentro ci sia un po’ di rivendicazione. Mi ricordo bene: a definirci i 'taxi del mare' non è stata la Meloni, bensì Luigi Di Maio".

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