Cerca
Logo
Cerca
+

Soumahoro, la pelle non c'entra, i reati sì: lo accusano i compagni

Aboubakar Soumahoro

Lorenzo Mottola
  • a
  • a
  • a

Caro Prado, Usare l'attenuante della razza per Soumahoro puzza fortemente di razzismo, ma prima di spiegare perché occorre una piccola premessa. Il deputato italo-ivoriano è chiaramente vittima di un regolamento di conti all'interno della sua parte politica: la sinistra italiana. Le prime denunce sono arrivate da colleghi di partito del "povero" Abou - che guarda caso al contrario del loro collega non sono riusciti a entrare in Parlamento - e da sindacalisti della Uil Tucs, che sostanzialmente rappresentano la concorrenza del parlamentare di SI, perché in gioco c'è l'esclusiva nella rappresentanza dei braccianti oppressi e sfruttati: un lavoro che a quanto pare rappresenta un bell'affare anche dal punto di vista economico (vedi i resort in Uganda aperti dal cognato dell'onorevole etc. etc.).

 

Tutto questo, ovviamente, non significa affatto che i racconti sul conto del parlamentare siano forzati: la verità è che appena qualcuno ha deciso di infilare il naso nell'armadio di casa Soumahoro ci ha trovato dentro un inferno, un vero vaso di Pandora in salsa afro. I quotidiani, incluso il nostro, non hanno fatto altro che raccontare quella che era ed è una notizia, ovvero che il paladino dei migranti ha una moglie accusata di sfruttare e maltrattare i migranti (per non parlare di quanto emerso sui soldi gestiti dal deputato). È come il presidente del WWF avesse l'hobby segreto di sgozzare agnelli: a chi importerebbe se si tratta di un bianco o di un nero?

 

O come se si scoprisse che la famiglia di Greta Thunberg possiede 10 centrali a carbone e fabbriche che sversano polonio in mare: qualcuno si interrogherebbe sull'opportunità di attaccarla in quanto donna scandinava? Chi patisce per Soumahoro farebbe meglio a provare a difenderlo nel merito delle accuse, se fosse possibile. Ma è un gigantesco "se".

Dai blog