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Feltri, grave errore abolire le Province: perché la riforma è sbagliata

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Vittorio Feltri
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Alcuni anni orsono, il governo, preso da turbe incomprensibili sul piano razionale, illudendosi di migliorare il sistema amministrativo italiano abolì sulla carta le Province. All'inizio, il provvedimento sembrò sensato, un modo efficace per snellire la burocrazia. A quasi tutti parve una cosa buona e giusta: un ente in meno in effetti e in teoria sembrava che giovasse ai fini della semplificazione delle procedure. Oggi invece ci si rende conto che sopprimere l'istituzione non è servito a niente, perché di fatto non ha cancellato un bel niente.

Le Province sono state eliminate solo formalmente, in realtà sono ancora lì a svolgere le stesse attività di una volta pur essendo state svuotate da ogni funzione autenticamente politica. Non si eleggono più le giunte e il presidente come accadeva in passato, ma il baraccone continua a occuparsi delle faccende riguardanti i territori attorno ai vari capoluoghi. Qualcosa di molto superficiale, insomma. Un cambiamento verso il peggio. Gli elettori non controllano più in alcun modo gli enti in questione, tuttavia le spese non sono diminuite. Complessivamente è calato di poco il numero del personale, ma tutto il resto più o meno è rimasto invariato. In sostanza la riforma non ha fornito alcun giovamento, l'ambaradan è addirittura scaduto. È la conferma che nel nostro Paese quando si muta qualcosa si produce un disastro, a cui oggi si cerca di rimediare ma nessuno sa come.

Il ripiego più saggio che si potrebbe attuare è la ricostruzione completa del vecchio impianto provinciale, che funzionava egregiamente mentre oggi è un ibrido improducente. Quando avevo 18 anni o poco più partecipai a un concorso pubblico per occupare un posto negli uffici della Provincia della mia città natale, Bergamo. I candidati erano un centinaio e i ruoli disponibili solo 4. Non so come, e senza merito, vinsi la competizione e mi aggiudicai la poltroncina. Quando la segreteria mi comunicò l'esito dell'esame invece di esultare tirai una bestemmia, dato che mi ero sottoposto alla selezione per accontentare mia madre, che voleva a ogni costo che conquistassi il famoso posto fisso, che a me sembrava una iattura.

Rimasi inchiodato all'odiata scrivania per 4 lunghi anni, lavorando il meno possibile. In pratica fui il primo fannullone della storia impiegatizia. Devo dire che i miei colleghi erano bravi e disciplinati. L'ente funzionava alla grande, i bilanci erano in ordine. La Provincia era rispettata. Poi ho saputo, molti lustri più tardi, che era stata chiusa per finta. Mi dispiacque e capii una cosa fondamentale: nel nostro Paese, se c'è un settore efficiente, lo si cancella. Ora dico che bisognerebbe rimettere in piedi ciò che abbiamo stupidamente steso.

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