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Valditara? Il divieto di cellulare è giusto solo se lo mette la sinistra

Pietro Senaldi
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Poco più di tre mesi fa, un prestigioso liceo della progressista città di Bologna, il Malpighi, stabilì che studenti e insegnanti, entrando a scuola, dovessero depositare il telefonino nel cassetto del bidello, per riprenderlo solo all'uscita. La preside che prese l'iniziativa, Elena Ugolini, ebbe una settimana di eccezionale notorietà. Tutti adoranti ai suoi piedi, pronti a intercettarne ogni sillaba su come si deve educare un giovane, tutti a esaltare il suo coraggio e a spiegare che il Malpighi non è un istituto conservatore, ma anzi è un'eccellenza italiana, il liceo del futuro, avanzatissimo punto d'incontro tra didattica e tecnologia. Ampi articoli hanno poi raccontato che i ragazzi, dopo qualche mugugno iniziale, grati si sono sottomessi al diktat della direzione, comprendendo che il divieto era per il loro bene, per consentirgli di sfruttare appieno tutti i neuroni di cui Dio li ha dotati, mentre i genitori disseminavano petali di rose al passaggio della docente. I giornali poi si sono sbizzarriti a intervistare psicologi dell'età evolutiva che ci hanno spiegato come il telefonino aumenti aggressività e paure e diminuisca memoria e capacità cognitive.

 


Insomma, dal Paese si è sollevato un coro unanime di approvazione, con tanto di abuso di retorica sul meraviglioso modello emiliano, che riesce a educare e far star bene tutti. Unica eccezione sono i politici del Pd, specie quelli emiliani, che in teoria ne sarebbero i garanti e che da lustri hanno ingaggiato una lotta senza quartiere tra di loro che nessuna intelligenza artificiale sarebbe mai in grado di riprodurre, ma che di certo ha aumentato esponenzialmente la violenza e ridotto drasticamente l'intelligenza di tutti i combattenti.


Tre giorni fa, lo sparuto ministro dell'Istruzione, il professor Giuseppe Valditara, ha emesso una circolare nella quale ha vietato l'uso del cellulare in classe in tutte le scuole della Repubblica. Il cattedratico si è anche preoccupato di arricchire il provvedimento con lo studio della Commissione permanente dei ministeri di Istruzione e Cultura che documenta come l'abuso dei telefonini trasforma i ragazzi in degli idioti cronici, individui sconnessi dalla realtà, dipendenti e malati, una sorta di schiavi, esattamente come i drogati. La Commissione conclude invitando il ministero a scoraggiare con ogni mezzo l'uso dei telefonini e incoraggiare invece la scrittura a mano, la lettura su carta e l'esercizio della memoria. Ebbene, le reazioni all'iniziativa ministeriale sono state antitetiche rispetto a quelle innescate dalla decisione del liceo Malpighi.

Il Corriere della Sera, giusto per citare un esempio, ha schierato alcune delle sue firme più autorevoli, per lo più pensionati o aspiranti tali che esprimono un'idea di modernità pari a quella che potrebbe trasmettere Pippo Baudo, che hanno espresso tutte le loro perplessità sul divieto di telefonino in classe. Hanno spiegato che non si può fermare il vento con le mani, che i giovani sono migliori degli adulti e che il ministro è incapace di dialogo, e sono arrivati perfino a teorizzare, naturalmente senza produrre studi scientifici a sostegno delle loro bizzarre tesi, che in realtà il telefonino dovrebbe essere lo strumento principale della didattica e andrebbe al più vietato nel tempo libero.

 

 



Due medesime risposte al medesimo problema hanno dunque suscitato reazioni opposte. Come mai? Non serve essere particolarmente maliziosi né grandi conoscitori del nostro sistema mediatico pendente a sinistra per concludere che, per i nostri commentatori istituzionali una decisione non vale di per sé ma a seconda di chi la piglia. Se la professoressa della rossa Bologna lancia una crociata contro il telefonino, diventa subito la nuova Maria Montessori. Se lo fa il trucido ministro in quota Lega, le menti più sopraffine si industriano per farlo passare come il preside della scuola dell'Attimo fuggente, un vecchio, ingessato tradizionalista incapace di comprendere i ragazzi e per il quale la disciplina conta più dell'ascolto e dell'apprendimento. Va tutto bene, non fosse che noi siamo cresciuti quando non c'era neppure il computer, perciò le masturbazioni intellettuali di chi si arrampica sugli specchi per dirci che, comunque vada, a sinistra sono moderni e geniali e a destra retrivi e ottusi, non riescono a farci cascare in trappola neppure per un minuto. Ma a guardarsi intorno, la sensazione è che non siamo i soli a non farsi incantare dai ragionamenti dei soliti grilli sparlanti. Provassero con un video su TikTok. 

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