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Majorino e il velo islamico, che imbarazzo: cosa ha votato

Majorino

Fabio Rubini
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Ogni giorno ha la sua pena. Potrebbe essere questo lo slogan della campagna elettorale di Pierfrancesco Majorino. L'uomo che il Pd lombardo aveva esiliato a Bruxelles, si è è trovato negli ultimi giorni a fare da parafulmine a una serie di uscite piuttosto imbarazzanti. L'ultima in ordine di tempo, però, è tutta farina del suo sacco. Ricorderete che solo domenica scorsa il dem aveva fatto appello ai suoi colleghi candidati presidente di sospendere la campagna elettorale e «rechiamoci di fronte al Consolato dell'Iran per una protesta silenziosa contro la repressione oscena a cui stiamo assistendo». Una richiesta fatta in relazione al caso di Mahsa Amini, la giovane iraniana uccisa perché si è rifiutata di indossare il velo e alla conseguente rivoluzione che sta infiammando da settimane il Paese mediorientale.

 

 

SOLO PAROLE - Un nobile proposito, non vi è dubbio. Ai propositi però sarebbe buona norma far seguire- o in questo caso precedere - i fatti concreti. Secondo l'eurodeputata leghista Silvia Sardone, però, questo non sarebbe avvenuto. Anzi. In una nota la coordinatrice cittadina del Carroccio ha svelato che «durante la plenaria di metà ottobre a Strasburgo è stato presentato un emendamento che ribadiva "profonda preoccupazione per il fatto che la Commissione europea abbia recentemente finanziato o cofinanziato campagne di promozione dello hijab (il velo islamico, ndr), in cui si afferma ad esempio che la libertà è nell'hijab, e si insiste sul fatto che "il bilancio dell'Unione non dovrebbe finanziare alcuna futura campagna che possa promuovere l'hijab"». L'emendamento, fa sapere Sardone, è passato solo in parte, ma «Majorino, eurodeputato dei socialisti, ha votato contro sia alla critica ai finanziamenti pro velo islamico, sia alla richiesta di non spendere più soldi pubblici per campagne pro hijab». Da qui l'attacco della Sardone: «Come fa a esprimere vicinanza alle donne che combattono i propri diritti e poi supportare il finanziamento di iniziative che promuovono l'uso del velo islamico come strumento di integrazione nel nostro continente?». Il tutto mentre «le donne in Iran chiedono a gran voce di essere libere di non portare il velo islamico. Majorino la smetta di fare l'attivista per la libertà, i suoi voti a Strasburgo dimostrano un indecente sostegno "ideale" a chi vuole imporre il velo islamico alle donne».

 

 

Preso in castagna, il candidato del centrosinistra ha provato a replicare alle accuse: Sono al fianco delle donne e delle ragazze dell'Iran», senza però giustificare il voto contrario all'emendamento contro l'hijab.

I 5 STELLE - A tormentare la giornata di Majorino, però, non è stata solo la querelle sul velo. Pure Giuseppe Conte ci ha messo del suo. «In Lombardia corriamo col Pd che ha scelto con noi di spegnere gli inceneritori», ha spiegato il leader dei Cinquestelle. A farlo notare a Majorino è stato Carlo Calenda. Majo non l'ha presa benissimo e gli ha risposto in maniera piuttosto sguaiata: «O è impazzito o assume sostanze pesanti». Contro replica di Calenda: «Con eleganza e garbo Majorino mi ha accusato di far uso di sostanze stupefacenti (...). Agevolo video», nel quale si sente Conte dire quelle cose. Contro-contro replica di Majorino: «Che noia che barba, nel programma parliamo del superamento degli obsoleti». Morale: mai come ieri Majorino avrebbe dovuto invocare la stesura del proverbiale "velo pietoso". 

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