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Open Arms, Di Maio resuscita per infangare Salvini: "Cosa voleva davvero"

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Luigi Di Maio dopo la batosta presa alle politiche del 25 settembre di fatto è rimasto in rigoroso silenzio. Adesso torna sulla scena nel processo Open Arms e ha un obiettivo preciso infangare, ancora una volta Matteo Salvini. E di fatto nel corso dell'udienza di oggi le sue parole sull'ex ministro degli Interni sono state durissime, quasi dimenticando che lui, Di Maio, nel governo gialloverde era il vicepremier: "Non capivamo perché si dovesse rifiutare i Pos sapendo che c’erano paesi europei pronti ad accogliere i migranti. L’unico motivo era che la negazione del Porto sicuro fosse solo una mossa per aumentare il consenso in campagna elettorale".

 

 

Insomma l'accusa è di quelle precise e Di Maio di fatto rinnega l'operato del suo governo. "Il completamento della procedura di redistribuzione dei migranti non era strettamente legato alla concessione del Pos. In quel momento c’era una crisi di governo, le uniche interlocuzioni avute con Salvini erano solo legate alla caduta del governo e non alla Open Arms. Non ci furono mai riunioni informali o formali prima della concessione del Pos, in alcuni casi le riunioni informali si tennero dopo il rifiuto del porto sicuro che venivamo a sapere dai media", ha affermato l'ex titolare della Farnesina.

 

 

Ma non finisce qui: "Ritardi sulla concessione del pos? Tutto quello che veniva fatto aveva il fine del consenso politico". Insomma l'obiettivo chiaro è quello di puntare il dito contro Salvini. Di Maio ha voluto viver il suo ultimo quarto d'ora di celebrità.

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