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Maurizio Landini e l'inno sovietico, "un premio in rubli sonanti"

Francesco Storace
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Alla Cgil è partita la frizione e l'ha fatta grossa. A furia di associarsi alle campagne contro il passato altrui, il sindacato rosso è rimasto impigliato nella rete della nostalgia. Perché c'è sempre chi è più nostalgico di te. E resta comunista nell'anima. A Bologna l'elezione del nuovo segretario della locale Cgil-Pcus è stata salutato dall'antico inno del regime sovietico. Che nella versione "moderna" di Putin è stato appena rimaneggiato. La musichetta - per nulla di buon auspicio - è partita subito dopo la proclamazione del "nuovo" dirigente del sindacato, il compagno Michele Bulgarelli, da domani Bulgarellov. Meriterebbe un premio in rubli sonanti. E in un clima che sembrava preso da una sfilata davanti ad Andropov o Cernienko, si è visto pure Maurizio Landini correre ad abbracciare tutto commosso il neoeletto.
Mancava solo il tradizionale bacio sulla bocca di stampo sovietico.


 

A TUTTO VOLUME

Quel che più colpisce, mentre l'inno dell'Urss impazzava a tutto volume, è stata proprio la postura del gran capo della Cgil, a cui quell'inno sarà probabilmente molto familiare. Landini non ha ordinato di smetterla, anzi i suoi compagni bolognesi lo hanno pure trasmesso via social, salvo rimuovere il video che lo riproponeva una volta fatta la frittata e scoperti da tutti. Quell'applauso di Landini resta nella mente di chiunque abbia assistito alla scena, quel canto è un insulto vero e proprio per quanti sono stati assassinati- a decine di milioni - da quello che fu il sanguinario regime comunista. Che si riperpetua con gli stessi metodi anche nella guerra in Ucraina.
Insomma Bella ciao non gli basta più e precipitano sempre più indietro, salvo attribuirlo al nemico... Niente da fare, ha forse ragione Daniele Capezzone, quando scrive: «Ma perché vi stupite dell'inno sovietico al congresso Cgil con Landini? Sono comunisti (dentro e fuori, con travestimento o senza). Ogni tanto ve lo ricordano senza filtri. Ma non cambiano mai: odiano l'individuo, il mercato, la libertà, la proprietà privata, l'Occidente». 92 minuti di applausi al suo tweet.
In sostanza abbiamo assistito in pochi minuti alla santificazione di un'ideologia sanguinaria da parte della Cgil. Che poi, se si parla di errore materiale - insomma, avrebbe sbagliato disco, come se fosse normale portarsi al congresso l'inno di Mosca formato antico regime - si rende più farsesco il tutto: anche gli applausi a quella proclamazione con tanto di musica sono errori materiali? E viene da chiedersi perché un'organizzazione sindacale italiana non canti magari l'inno di Mameli, visto che forse quello del Qatar non sarebbe davvero opportuno...

 

 

 

Le reazioni più dure sono arrivate da Fdi e quella che le riassume meglio è stata del deputato Alfredo Antoniozzi, che ha la palma del più netto: «Il segretario nazionale della Cgil, Landini, legittima Putin incredibilmente, assistendo all'inno della Federazione suonato durante il congresso di Bologna. A parte che si tratta dell'inno dell'Urss, cioè dell'impero comunista che ha ucciso milioni di persone nel mondo, la cosa grave è che legittima la Federazione che ha scatenato la guerra in Ucraina. Landini deve scusarsi subito, sia per le vittime del comunismo, sia nei confronti dei cittadini ucraini». Perché non c'è solo una storia non riciclabile in quell'inno, ma anche un presente avvelenato dalle armi che rimbombano dal 24 febbraio scorso.

 

LE REAZIONI

Si è tolto qualche dente anche Matteo Salvini, che sui social ha sparato un altro commento tosto: «Congresso Cgil Bologna, e vai con l'inno dell'Unione Sovietica! Nostalgia, portali via». Al leader della Lega fa eco Maurizio Gasparri per Forza Italia: «Landini si scusi e prenda immediatamente le distanze da quanto accaduto ieri al Circolo Arci San Lazzaro di Savena o si dimetta. È inaccettabile che il nuovo segretario locale della Cgil venga "accolto" con l'inno dell'Urss». Pure per il vicepresidente del Senato si è trattato di «un'offesa implicita anche a chi sta combattendo per la libertà in Ucraina. Condanniamo severamente ogni forma di estremismo soprattutto in ambienti che dovrebbero rappresentare organizzazioni sindacali a difesa dei diritti e doveri di tutti i cittadini, a prescindere da colori di partito. La sinistra continua a dimostrare la sua ipocrisia, ergendosi a paladina di valori liberali e democratici in pubblico, ma continuando quanto già fece con l'Urss nelle sedi di partito e nei sindacati». Da Landini solo silenzio, ovviamente, come dai vertici dei partiti della sinistra. A conferma che certo collateralismo è duro a morire.

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