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M5s, Giuseppe Conte paga il reddito di cittadinanza a Beppe Grillo

 Conte e Grillo

Alessandro Sallusti
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D’accordo combattere i diritti dei più forti, ci può stare, ma introdurre i diritti dei più furbi anche no. La notizia è nota: Giuseppe Conte è intenzionato a rinnovare l’appannaggio in essere di Beppe Grillo, fondatore del Movimento Cinque Stelle: trecentomila euro all’anno che il guru riceve dal suo partito in qualità di consulente mediatico. La prima cosa che mi viene in mente è: beato lui. La seconda: però basta prendere per i fondelli milioni di disgraziati che pensano davvero che quel movimento sia il paladino dei poveri e degli ultimi perché altrimenti si finisce per diventare come Wanna Marchi, degli imbonitori impenitenti.

 

Io non ho nulla da ridire sul fatto che Beppe Grillo guadagni trecentomila euro per non fare nulla, ma proprio nulla. Però qui siamo alla circonvenzione di elettore incapace di intendere e volere. Mi spiego: quei soldi arrivano dal contributo che i deputati e i senatori Cinque Stelle dovrebbero lasciare, su uno stipendio di oltre dodicimila euro netti, ogni mese al partito e da destinare a interventi socialmente utili o di sostegno a piccole aziende. Uso il condizionale perché in realtà, a partire da Giuseppe Conte, non tutti sono così propensi e solleciti a versare l’obolo. Ma a parte questo, si tratta quindi di soldi sottratti a scopi benefici, o comunque politici, e destinati a ingrossare il portafoglio di uno che è già milionario di suo. Legittimo, ovviamente, un po’ come legittime sono state le vacanze di Natale a Cortina di Giuseppe Conte in un hotel Cinque Stelle.Mafare credere a milioni di italiani che loro sono dei novelli San Francesco anche no, sono come tutti gli umani: affamati di soldi, e più ne hanno più ne vorrebbero perché il mondo gira così.

 

Di fattoi Cinque stelle stanno estendendo il reddito di cittadinanza - quei trecentomila euro arrivano da casse pubbliche - anche a chi sguazza negli euro, a patto ovviamente che sia uno di loro. Ecco, in quel caso non ci sono limiti ai tetti di retribuzione e compensi, non c’è sperpero di denaro pubblico tantomeno questioni morali che tengano. Perché per dirla alla marchese del Grillo, nomen omen, cari poveracci io sono io e voi non siete un ca...

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