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Massimiliano Romeo: "La mano della Russia dietro i barconi"

Massimiliano Romeo

Fabio Rubini
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Sfruttando la tragedia di Cutro, la sinistra ha messo in piedi una campagna denigratoria nei confronti del Centrodestra senza esclusione di colpi. Dai giornali d’area che parlano di “strage di Stato” agli insulti che ogni giorno piovono sul premier Meloni e sul ministro Salvini. Hanno strumentalizzato le parole del ministro Piantedosi, hanno usato i cadaveri dei profughi appena ripescati per mettere in scena un teatrino indegno di un Paese civile e per chiedere le dimissioni di mezzo governo. Così come, durante la pandemia, avevano usato le vittime del Covid per provare a far cadere i governi regionali di centrodestra. Insomma, nulla di nuovo a sinistra. Anche se il disagio nel dover raccontare queste cose permane. Di questo e di molto altro abbiamo chiacchierato con Massimiliano Romeo, capo dei senatori della Lega.
Romeo, partiamo dal comportamento dell’opposizione, che pur di contestare il governo è riuscita a fare sciacallaggio anche su una festa di compleanno...
«Questo dà l’idea di come la sinistra sia talmente disperata da essere disposta a tutto...».

Parliamo del naufragio di Cutro. Sono state pronunciate parole pesanti nei confronti del governo e mosse accuse molto gravi. Che ne pensa?
«Io credo che quando succedono queste tragedie debbano sempre essere fatte tutte le verifiche del caso, per capire se qualche cosa non ha funzionato nella catena dei soccorsi. Ci sta, è la prassi. Quello che non accetto è che qualcuno pensi che un governo possa essere intervenuto condizionando o addirittura ostacolando i soccorsi. In tanti anni che faccio politica una cosa così non mi era mai capitata. Hanno tirato in ballo Salvini e Giorgetti per via della Capitaneria di porto e della Guardia di Finanza; vogliono far passare il concetto che la Lega sia disumana e indifferente alla morte degli immigrati tra cui tanti bambini. Questo è squallido, inaccettabile».

Sono state giornate difficili, ma il centrodestra è rimasto unito per cercare di dare risposte al problema migratorio, che però esiste e non può essere taciuto. Gli sbarchi si moltiplicano e forse qualcuno inizia a comprendere che l’idea del blocco navale nel Mediterraneo non è così semplice da attuare...
«La realtà dei fatti porta a far capire, anche a chi non aveva avuto responsabilità di governo, che il fenomeno migratorio è complesso. Il nostro obiettivo è quello di disincentivare le partenze, riducendo così il numero dei morti, ma è evidente che da soli non ce la possiamo fare. Non dimentichiamo poi che anche solo rispetto a un paio di anni fa stiamo vivendo una situazione geopolitica diversa».

 

 

Si riferisce alla guerra russo-ucraina?
«Non solo a quella, ma anche alla situazione che si sta vivendo in alcune zone del Nord Africa, dove si intrecciano gli interessi di Turchia, Russia, Cina, Iran...».

Secondo lei vi è un collegamento tra le due vicende?
«Mi pare evidente che, ad esempio, la Russia possa avere l’interesse a destabilizzare quell’area geografica per moltiplicare i flussi migratori e mettere in difficoltà i Paesi europei che si sono schierati contro di lei nella guerra con l’Ucraina. Se tu blocchi l’invio di grano, aumenti l’inflazione e la disoccupazione, è ovvio che un popolo alla fame cercherà di scappare in Europa. Ma voi credete davvero che le guerre si combattano solo con le armi convenzionali? La Russia sta creando una vera e propria “bomba migratoria” per mettere in difficoltà l’Europa. Provate a pensare se a un certo punto dovesse incendiarsi la situazione politica nel Nord Africa. Sarebbe un disastro per l’Europa e soprattutto per l’Italia che è in prima linea nel Mediterraneo».

Se fosse davvero come dice lei bisognerebbe intervenire e farlo alla svelta
«Sì, ma come dicevo, non può essere un problema solo italiano e forse nemmeno europeo. E’ arrivato il momento di coinvolgere anche l’Alleanza Atlantica. Qui non c’è più tempo da perdere. Nel Mediterraneo passano gasdotti, elettrodotti, che possono diventare bersagli di guerra... Serve subito un piano che da un lato stabilizzi la situazione geopolitica in Africa e dall’altro presidi il Mediterraneo e blocchi le partenze».

Nel Cdm che si è svolto a Cutro è stato varato il decreto che contiene le nuove regole sull’immigrazione. Un decreto che ha creato qualche frizione nella coalizione. Ha lasciato strascichi?
«No. Le linee su questo tema erano ben indicate nel programma elettorale. Poi è logico che all’interno della coalizione ci siano proposte differenti su alcuni temi, ma come sempre ne abbiamo discusso ed è stata trovata una sintesi più che soddisfacente per tutti. Così da un lato abbiamo i corridoi umanitari e flussi maggiori per i Paesi che collaborano a fermare le partenze e dall’altro le norme volute dalla Lega sul contrasto all’immigrazione illegale e il principio che se servono immigrati per le nostre aziende, chiediamo loro il fabbisogno, stabiliamo il numero necessario e poi basta. Così come siamo stati netti nel contrastare l’abuso della “protezione speciale”».

Ecco, Romeo, ci spiega quest’ultimo passaggio?
«Esistono status diversi per i migranti. C’è quello di rifugiato politico, c’è quello della protezione sussidiaria e poi c’è la protezione speciale.
Quest’ultima, quando vi erano i decreti sicurezza voluti da Salvini, era limitata a categorie ben specifiche come chi scappava da calamità naturali, da storie di violenza familiare o ancora per seri motivi sanitari. Con la cancellazione di questi decreti, invece, la protezione speciale veniva data praticamente a tutti».

Coi risultati che possiamo immaginare...
«Che vengono abbandonati in mezzo a una strada, per poi diventare manovalanza a basso costo perla criminalità organizzata. E tutto questo grazie alle politiche della sinistra...».

 

 

 

Senatore cambiamo argomento. La scorsa settimana è stata anche quella della riforma fiscale. Si sono mossi i primi passi verso una semplificazione della tassazione nel nostro Paese?
«È una partita importante, che ha come obiettivi quello di diminuire le tasse e rendere l’Italia più attrattiva dal punto di vista degli investimenti. Come Lega siamo impegnati a ridurre sempre più gli scaglioni Irpef. Con Draghi eravamo passati da 5 a 4, con questa riforma scenderemo a 3 e l’obiettivo è quello di arrivare per fine legislatura all’aliquota unica.
Poi c’è una sforbiciata alle microtasse, il graduale superamento dell’Irap, una semplificazione delle procedure e un “no” secco a qualsiasi ipotesi di patrimoniale. Infine c’è una misura che è passata sotto silenzio, ma che per noi è molto importante».

Quale?
«L’attuazione, finalmente, del federalismo fiscale che era stato approvato nel 2009 ma che non è mai stato attuato veramente. È un obiettivo del Pnrr e dovrà essere “messo a terra” entro il 2026».

Cosa cambierà con questa misura?
«Che al sistema di spesa basato sui trasferimenti statali, si sostituirà quello della compartecipazione diretta delle Regioni, che avranno così maggiore autonomia finanziaria».

Chiudiamo con un’altra battaglia vinta da questo governo e in particolare dalla Lega: lo slittamento del voto per lo stop alle auto Diesel e benzina a partire dal 2035.
Tra l’altro proprio oggi Matteo Salvini sarà a Strasburgo per incontrare i colleghi che con lui si sono opposti a questa ennesima follia finto-ambientalista.

«Si è trattato di un risultato importante, che ci è stato riconosciuto anche all’estero e che aiuterà l’Europa ad affrontare la transizione ecologica con maggior pragmatismo. Le domande che ci siamo posti fin da subito sono state: perché solo l’elettrico? Se ci sono carburanti eco compatibili che non hanno emissioni nocive per l’ambiente, perché non svilupparli? E poi siamo così sicuri che l’elettrico non inquini? Le batterie necessarie per le auto sono cinesi e per produrle la Cina usa le centrali a carbone che sono le più inquinanti di tutte. Capite l’ipocrisia di questa situazione?».

Su questo tema, e non solo su questo, saranno importanti le prossime elezioni europee che si terranno nel 2024. Sarebbe importante riuscire a scardinare l’alleanza tra socialisti e popolari?
«Sarà un appuntamento fondamentale per il nostro futuro. Noi non siamo euroscettici come ci dipinge qualcuno, noi siamo euroriformatori. Siamo contro una Ue che non fa gli interessi dei popoli. Perché imporre l’auto elettrica, gli insetti da mangiare, la carne sintetica, regole assurde su come devono essere ristrutturate le nostre case, non è fare politica per i cittadini. In questo momento l’Europa è un centro di potere per burocrati e funzionari. Noi vogliamo voltare pagina». 

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