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Silvio Berlusconi, "trattamento citoriduttivo": la mossa decisiva

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"Dalla malattia che ha Silvio Berlusoni non si guarisce, ma la si può tenere sotto controllo, convivendoci". Fabrizio Pane, componente del comitato scientifico dell’Ail (Associazione italiana contro leucemie, linfomi e mieloma), ordinario di Ematologia e direttore dell’unità operativa di Ematologia e Trapianti al Federico II di Napoli, spiega al Giornale cosa comporta per il Cav la terapia a cui viene sottoposto per tenere sotto controllo la leucemia mielomonocitica che lo affligge. 

 


La buona notizia è che la leucemia di cui soffre Berlusconi non è acuta ma cronica. E quindi, seppur rara, non è classificata tra le forme più aggressive e violente. Si cura, quando possibile, con il trapianto di cellule staminali, come avvenuto di recente per un altro caso celebre, quello dello scrittore Alessandro Baricco. La cattiva notizia è che il trapianto allogenico, quello con le cellule staminali estratte da un donatore, è escluso nel caso di Berlusconi: ha senso quando il paziente ha meno di 70 anni e non presenta altre patologie. Per questo al San Raffaele hanno scelto la strada del trattamento cito riduttivo contro l’iper leucocitosi. Si tratta di una chemioterapia non aggressiva che aiuta a contenere la malattia. 

 


Se la malattia può rimanere latente a lungo, il sistema immunitario viene così debilitato che ovviamente favorisce l’insorgenza di infezioni, anche polmonari, come nel caso dell’ex premier. Oltre alla cura della polmonite, la strategia terapeutica messa a punto dall’ematologo Fabio Ciceri e dal responsabile della Rianimazione Alberto Zangrillo, medico di fiducia di Berlusconi, punta a un trattamento specialistico "citoriduttivo mirato a limitare gli effetti negativi dell’iperleucocitosi patologica e il ripristino delle condizioni cliniche preesistenti".

 

 

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