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Berlusconi e Fini, dal patto del 1993 al "Che fai mi cacci?": il duello con Fini

Ignazio Stagno
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In principio doveva essere il delfino, è finito affogato. Silvio Berlusconi nella sua più che trentennale carriera politica ha avuto diversi nemici, sfidanti, usurpatori del "trono", ma uno su tutti è stato il più plateale degli avversari dentro le mura amiche: Gianfranco Fini. L'ex leader di An è stato allevato come un erede al trono dal Cavaliere, ma qualcosa è andato storto. Il rampante in doppiopetto ha avuto fretta, troppa fretta di prendere lo scettro di leader dei moderati. E per lui è finita male. Anzi malissimo. Berlusconi è stato un maestro di strategia imprenditoriale, ma ha anche saputo essere stratega "militare" dentro il palazzo. Ha radunato le sue truppe, ha svuotato quelle di Fini e ha portato la vittoria dalla sua parte. Già perché quando i colonnelli di An entrati nel Pdl hanno deciso di non seguire Fini in Futuro e Libertà, Berlusconi ha segnato un punto importante nella sua storia politica: ha distrutto e annientato l'avversario.

Per capire bene tutto ciò bisogna partire dal 1993. Siamo alle amministrative, Fini ancora segretario del Movimento Sociale Italiano decide di candidarsi contro Rutelli a Roma ottenendo l'appoggio di Berlusconi. Scatta l'intesa, il patto che passerà da Fiuggi e dalla vittoria alle elezioni del 1994. Da un lato Berlusconi, leader dei moderati, dall'altro Fini a capo di una destra nuova, lontana dalle ideologie estreme, espressione di un conservatorismo che guarda anche all'Europa. L'unione perfetta per vincere. E così è di fatto.

LA PRIMA CRISI
Ma nel 1999 arriva la prima crisi. Fini firma un patto con Mario Segni per il referendum anti-proporzionale. Fini finisce subito al muro: si schianta al 10,3 per cento alle Europee. Berlusconi annota e mette da parte e per il momento non fa pesare a Gainfry lo sgarbo. C'è una posta importante in gioco: il voto del 2001. Il Cav viene da 5 anni di oppisizione e ha una voglia di rivincita quasi spasmodica: non ha dimenticato lo sgambetto del 1995. E così la "Casa delle Libertà" trionfa al voto. Ancora una volta la dorsale Nord (Forza Italia-Lega) e quella Sud (Forza Italia-An-Udc) fanno il loro lavoro: uniscono gli elettori moderati.

LA MOSSA A SORPRESA
Ma le cose non vanno bene. Infatti nel 2004 Fini punta i piedi per ottenere la "cabina di regia", un ruolo che dia più peso ad An nei processi decisionali. Insieme a Marco Follini, Fini ottiene la testa di Tremonti. Altro sgarbo al Cav. Ma Berlusconi non vuole tensioni. Nel 2007 arriva il predellino. Fini si infuria col Cav, non vuole il partito unico. Poi con la caduta di Prodi fa confluire An nel Pdl. Chiamatela pure incoerenza. Berlusconi e il centrodestra stravincono le elezioni del 2008 e Fini avanza nuovamente pretese da incoronazione. Berlusconi però è attentissimo alle mosse sotterranee. Annusa l'aria ben prima di Fini e così comincia a pungere il presidente della Camera per stanarlo per mostrare davanti a tutti i piani che l'ex leader di An coltiva. Il 2 marzo 2010 Fini torna a esprimere la sua insoddisfazione per la situazione del Pdl. “Ho contribuito a fondare il Pdl, ma così come è il Pdl non mi piace”.

CHE FAI MI CACCI?
La riforma delle istituzioni, dice il 22 marzo 2010, “non si può fare a colpi di slogan e battute da comizio”. E si arriva ad aprile, alla scena madre: al Consiglio Nazionale del Pdl, in via della Conciliazione a Roma, Fini rivendica il diritto di dire le cose che pensa senza sentirsi dare del “traditore”. Berlusconi non usa giri di parole: “Se vuoi fare politica la fai da uomo politico e non da presidente della Camera”. La controreplica di Gianfranco Fini è istantanea: si alza dalla sedia in platea e si avvicina al presidente del Consiglio, puntando il dito contro di lui, urlandogli: “Che fai mi cacci?”. Il consiglio del partito vota la fiducia al Cavaliere- Qui finisce tutto. Finisce Fini, il Cav ha vinto la guerra e l'ex leader di An ha perso lo scettro di erede al trono. Da lì a poco esploderà il caso della casa di Montecarlo, la tomba politica di Fini. Berlusconi ha saputo sdoganare l'estrema destra, l'ha resa moderna ed europea. I frutti li sta raccogliendo la Meloni. E anche di questo, in un certo qual modo, bisogna dire grazie a Berlusconi. Non certo a Fini...

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