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25 Aprile, pietre e manganellate se non sventoli la bandiera rossa

Iuri Maria Prado
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Enumerate i comportamenti per cui nell’Italia del 25 aprile, ma anche durante tutto il corso del caro anno progressista, uno rischia a dir poco qualche insulto e se non sta attento anche le selciate. A caso: girare con la kippah, sventolare una bandiera statunitense o ucraina, bestemmiare la Costituzione nata dall’antifascismo, cioè dire che per metà è una fetecchia statalista. E poi scovate da che parte viene l’insulto o la sassaiola.

 

 

Non a caso: da sinistra. Non è bello? Nella teocrazia venticinqueaprilesca, ineccepibilmente ispirata ai “valori dell’antifascismo”, rischi le manganellate arcobaleno se esponi una stella di David o sventoli la bandiera di quelli che hanno schiacciato la testa alla belva nazista e ci hanno protetto dalla grinfia di quella comunista: poi fanno le Giornate della Memoria.

 

 

E guai a non giurare sull’antifascismo incartato in Costituzione: arriva la polizia morale delle settecentoventiquattro associazioni dei partigiani del 26 aprile e stai fresco. Magari un giorno - chissà? - in Italia potranno sentirsi al sicuro non solo i pacifisti comunisti sindacalisti collaborazionisti amici dei terroristi e dei tagliagole, ma anche i democratici. 

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