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25 Aprile e resistenza ucraina: così la sinistra sfregia Liliana Segre

Iuri Maria Prado
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L’autorità morale delle parole che Liliana Segre dispensa in favore del dibattito pubblico, aggravata dal tremendo carico di ingiustizia e sofferenza che ha dovuto sopportare la senatrice a vita, è oggetto di onorificenza diciamo così intermittente. Il Paese del non minoritario circuito arcobalen-pacifista, abituato ad adoperare ogni dichiarazione e l’immagine stessa di quella testimone della Shoah per apparecchiare i banchetti delle Commissioni contro l’odio e per trasformare la Costituzione repubblicana in una specie di brochure progressista, questa volta ha assistito imbarazzato e rimuginante al richiamo di Liliana Segre: la quale, in vista delle celebrazioni di oggi, osservava che sarebbe difficile parteciparvi senza pensare alla resistenza che il popolo ucraino sta opponendo all’aggressore russo.

Parole stonate, evidentemente, nel rombo retorico che specie a sinistra è andato montando da un anno a questa parte, con denuncia e scandalo perché l’Italia è rimasta dalla parte della Nato e con gli ucraini e non si è messa dalla parte degli Stati canaglia: quelli che stanno a guardare l’attuazione dell’operazione speciale o addirittura mandano bensì armi, ma ai macellai che le usano per bombardare i civili, radere al suolo asili e ospedali e finire con un colpo alla nuca gli inermi con le mani legate dietro alla schiena. Vedremo oggi il destino degli auspici di Liliana Segre, solitamente omaggiata a sinistra (non dai capilista pro Hamas del Pd, d’accordo; non dalla fogna “Antifa” che le rinfaccia l’apartheid e il nazismo dello Stato ebraico, d’accordo): vedremo in quale rapporto proporzionale staranno le bandiere ucraine e quelle con falce e martello, quelle della pace delle fosse comuni e delle deportazioni; e se saranno più numerosi e forti gli slogan contro la Nato, contro gli Stati Uniti, contro Israele, o quelli a sostegno della vita e della libertà di un popolo aggredito, invaso e massacrato. Vedremo come sfileranno i “valori della resistenza”: se a onore o a stupro delle parole di Liliana Segre.

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