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Marta Cartabia, la nomina in Vaticano: dietro la mano di Draghi?

Francesco Capozza
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C’è vita per i più influenti ex ministri draghiani. Una rinascita, peraltro, tutt’altro che di secondo piano: Unione europea, aerospazio e difesa e, da ultimo, giusto per non farsi mancare nulla, Vaticano. È la terna di collocamento – ma soprattutto di posizionamento strategico - che hanno ottenuto, a brevissima distanza l’uno dall’altra, tre degli uomini più vicini all’ex premier Mario Draghi. Dopo la nomina al vertice di Leonardo di Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica nell’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce ma stimatissimo anche da Giorgia Meloni, non più di tre giorni fa, alla vigilia della ricorrenza della Liberazione, è arrivata la conferma che Luigi Di Maio ha agguantato la tanto agognata poltrona di inviato speciale dell’Ue nel Golfo Persico.

APPREZZAMENTO OLTRETEVERE
Non c’è due senza tre, ed ecco che il 25 sera la sala stampa vaticana ha aggiornato il suo consueto bollettino giornaliero – che solitamente esce in tarda mattinata, salvo modifiche particolarmente importanti nell’agenda di Papa Francesco – per annunciare la nomina dei nuovi membri del dicastero per l’Evangelizzazione. Dopo una trafila di cardinali già a capo dei dicasteri più strategici d’Oltretevere, spunta un nome che forse in pochi hanno notato, ma che avrà certamente un peso nelle decisioni della politica estera pontificia: la “prof.ssa Marta Cartabia, presidente emerito della Corte Costituzionale italiana”, recita il comunicato vaticano, tralasciando (forse appositamente) che la neonominata è anche stata, en passant, ministro della Giustizia nel gabinetto guidato da Mario Draghi. 

 

 

Unione europea, partecipate, Vaticano: tre centri di potere nevralgici che non potranno che appagare l’ex premier e nei quali è riuscito a posizionare altrettante figure a lui care e sempre difese fino alla fine del suo mandato a Palazzo Chigi. Se sulle capacità e lo spessore personale di Cingolani quasi nessuno ha nutrito mai alcun dubbio- tranne i Cinque Stelle che prima lo hanno abbracciato e candidato al Governo di unità nazionale, poi scaricato – e per il quale la stessa premier in carica nutre stima e fiducia indiscusse, sull’ex titolare della Farnesina rimasto inesorabilmente fuori dal Parlamento sono in molti ad aver storto il naso.

L È di ieri la notizia che la Lega ha richiesto e ottenuto, a comunicarlo è stata l’europarlamentare del Carroccio Susanna Ceccardi, che la riunione dei coordinatori della Commissione Affari Esteri del Parlamento europeo inviasse una lettera alla Presidente del Parlamento, Roberta Metsola, per «chiedere al Consiglio Ue di venire in Commissione e chiarire sulla nomina di Luigi Di Maio a rappresentante dell’Unione per il Golfo Persico». Se a “Giggino” cercano in tutti i modi di sbarrare la strada che gli consentirà di vedersi accreditato ogni mese un bonifico di oltre 16 mila euro da Bruxelles, per l’ex guardasigilli di Draghi la questione legata allo “sterco del diavolo” non si pone: i membri laici dei dicasteri vaticani non percepiscono alcuna remunerazione, ma godono di un prestigio innegabile che probabilmente è ben superiore all’essere componente di un esecutivo su suolo nazionale. Che Draghi stia posizionando da tempo le sue pedine per l’obiettivo vero di una vita, e cioè il Quirinale, è assolutamente palese, c’è però chi ritiene che l’ex premier abbia sottovalutato la sua ministra della Giustizia che ha le medesime ambizioni e che da ieri può dire di avere anche l’avallo (fondamentale) delle gerarchie ecclesiastiche e del Papa in persona.

 

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