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Primo maggio, Schlein e Landini aizzano le piazze: rischio caos

Tommaso Montesano
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Guai a cambiare il canovaccio del Primo Maggio. Che poi sarebbe: governo in vacanza, bandiere rosse al vento, sindacati sul palco e musica in piazza San Giovanni per ore. E invece stavolta succede che l’esecutivo lavora e mentre Cgil, Cisl e Uil saranno a Potenza per celebrare la Festa dei lavoratori (manifestazione a partire dalle 10 in piazza Mario Pagano), a Palazzo Chigi andrà in scena il Consiglio dei ministri che manderà in soffitta il reddito di cittadinanza grillino approvando anche- attraverso il taglio del cuneo fiscale - l’aumento delle buste paga per i redditi fino a 35mila euro e una serie di misure per favorire l’occupazione.

Una riunione, l’appuntamento è stato aggiornato alle 11 di domani, che stasera sarà preceduta dalla convocazione dei leader sindacali nella “sala verde” del governo, dove il premier Giorgia Meloni illustrerà a Maurizio Landini, Luigi Sbarra, Pierpaolo Bombardieri e Paolo Capone, segretari di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, i contenuti del “decreto lavoro”.

Il fuoco di sbarramento, tuttavia, è già partito. Punto primo: i sindacati protestano per «essere stati convocati quando il provvedimento è già deciso. Singolare che non ci sia stata la possibilità di discutere. Non è questo il metodo rispettoso di confrontarsi con le organizzazioni sindacali», attacca Landini. Il numero uno della Cgil non dice altro - «valuteremo ciò che ci verrà detto»- ma che non gradisca (eufemismo) la cancellazione del reddito di cittadinanza è una certezza.

 

«L’idea che in un momento in cui aumenta la povertà si tagli il reddito di cittadinanza a noi sembra una follia. Il metodo che il governo ha messo in campo non è accettabile». Si vedrà se oltre alle tre manifestazioni interregionali in programma tra il 6 e il 20 maggio a Bologna, Milano e Napoli, i sindacati metteranno in campo ulteriori iniziative di protesta.

ORARIO SBAGLIATO
Landini fa capire che non è piaciuto neanche l’aspetto organizzativo dell’incontro di oggi: «Nonostante l’orario, non abbiamo mai pensato di non presentarci...». Borbotta pure Bombardieri: «Siamo sempre pronti al confronto, è la Meloni che non ci riceve, lo ha fatto a novembre e lo fa solo adesso».

Così Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato (Fi), sfotte: «C’è chi pensa al lavoro e chi si diverte, con i canti e i balli del Concertone...». Un riferimento alle nove ore di musica dal vivo e alla cinquantina di artisti sul palco di piazza San Giovanni. Già, perché a sinistra è inconcepibile l’idea che il governo convochi il Consiglio dei ministri il giorno della Festa dei lavoratori. «Siamo estremamente preoccupati dalla provocazione di portare il 1° Maggio un decreto che porta il lavoro solo nel nome, ma spinge il lavoro precario di cui questo Paese non ha più bisogno», dice Elly Schlein, segretaria del Pd.

SOLITA RICETTA
Il caso ha voluto che le intemerate del sindacato e del principale partito di opposizione arrivino nel giorno in cui la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, il pensatoio della Cgil, pubblichi un instant paper dedicato all’Italia «tra questione demografica, occupazionale e migratoria». Nove pagine in cui per rispondere al calo - da qui a vent’anni - di 6,9 milioni di persone in età da lavoro (15-64 anni) arriva la proposta di incrementare il saldo migratorio di 150mila persone in più all’anno. Questo «consentirebbe in vent’anni di mitigare la diminuzione della popolazione totale e di ridurre il calo previsto della popolazione in età attiva». 

Insomma, la ricetta è sempre quella: sfruttare l’«opportunità» dell’immigrazione per invertire la «rotta del declino demografico». Anche concedendo agli stranieri «permessi di soggiorno con prospettive occupazionali e di residenza stabili». Senza dimenticare la regolarizzazione una tantum dei lavoratori illegali già presenti nel nostro Paese (500-600mila). Conclusione: nel mondo del lavoro della Cgil e della sinistra gli italiani continuano a percepire il reddito di cittadinanza, sostituti sul fronte occupazionale - dagli immigrati.

 

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